La settimana corta dei grillini: in aula sono soltanto in undici

La febbre del trolley del giovedì pomeriggio contagia anche i deputati grillini. E lascia l'emiciclo di Montecitorio desolatamente vuoto

La settimana corta dei grillini: in aula sono soltanto in undici

Roma - La febbre del trolley del giovedì pomeriggio contagia anche i deputati grillini. E lascia l'emiciclo di Montecitorio desolatamente vuoto, privo dei grandi accusatori della responsabile delle Politiche agricole, evidentemente conquistati dal rito della settimana corta. «Aspettiamo il ministro alla Camera» era stato il minaccioso refrain ripetuto nei giorni scorsi dai parlamentari del Movimento 5 Stelle. Ma il colpo d'occhio che si presenta davanti a Nunzia De Girolamo al suo ingresso in aula è di quelli solitamente riservati alle varie ed eventuali e non certo ai redde rationem parlamentari. Certo non c'è una mozione di sfiducia da discutere e votare. Il menu di giornata prevede la semplice risposta del ministro all'interpellanza presentata dal Partito democratico. Ma dopo giorni passati ad ascoltare promesse di battaglia e richieste di dimissioni per il caso delle registrazioni di colloqui privati in casa della titolare del dicastero dell'Agricoltura - conversazioni giudicate dai pentastellati come «un'ombra indelebile sulla sua figura istituzionale da un punto di vista etico, morale e politico» - aspettarsi la piena affluenza e i ranghi serrati sarebbe stato ragionevole. Alla prova dei fatti, invece, in avvio di seduta soltanto undici grillini (su 106 complessivi) siedono in aula. La sindrome da grande fuga colpisce, naturalmente, anche gli altri gruppi parlamentari. Gli stessi banchi del governo risultano praticamente vuoti. Al fianco di Nunzia De Girolamo - che inizia a parlare alle 10 - compare in apertura di seduta Angelino Alfano che poco dopo esce dall'emiciclo. Ci sono Gaetano Quagliariello e Maurizio Lupi, suoi compagni di partito, a cui si aggiungono quattro sottosegretari. Il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, chiamato a rispondere a una interpellanza sul caso della discarica di Malagrotta, va via appena esaurita la sua risposta e non si ferma ad ascoltare la collega (che saluta con una stretta di mano). Enrico Letta, naturalmente, non c'è. Una assenza politica non legata al Consiglio dei ministri, convocato a Palazzo Chigi per le 11, ma a una precisa scelta. Chi siede al suo scranno è il marito della De Girolamo, il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia (tra i due molta circospezione, anche se spesso i loro sguardi si incrociano) che alla fine della seduta non applaude e lascia l'aula da una porta laterale, evitando il Transatlantico. La polemica, però, si concentra soprattutto sul Movimento 5 Stelle. E su Twitter non manca chi fa notare che «le guardie della rivoluzione il venerdì “staccano” per andare da mammà» e che «i garanti della legalità hanno preferito il week end lungo...». Una sindrome, quella «del tutti a casa il venerdì» che alcuni parlamentari smentiscono, a volte efficacemente, a volte meno. Alcuni parlamentari eletti in Lazio come Alessandro Di Battista, Roberta Lombardi, Federica Daga, fanno sapere di aver compiuto in mattinata visite ispettive in ospedali regionali come l'Umberto I, il Pertini e il San Filippo Neri per «valutare le criticità dei pronto soccorso e raccogliere informazioni da cittadini, infermieri e medici». L'ex capogruppo M5S, Riccardo Nuti, invece, si appella alla contemporaneità dei lavori in commissione.

«A tutti quegli ignoranti che parlano di assenza del M5S parlando di week-end lungo o come se l'assenza fosse un fatto negativo vi informo che è stata una sceneggiata ed erano in corso le Commissioni». Peccato fossero convocate soltanto le commissioni Affari costituzionali e Finanze e quindi, al massimo, i potenziali assenti impegnati nei parlamentini potessero essere quindici.

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