"Si comportano da banditi". Saviano senza freni: altri insulti contro il governo

Lo scrittore paragona l'esecutivo a una banda di criminali: "Continueranno a minacciare finché non arriverà il sangue che stanno preparando"

"Si comportano da banditi". Saviano senza freni: altri insulti contro il governo
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Prima erano fascisti al governo, eredi di un nuovo Ventennio immaginario. Poi, come per magia, sono diventati tecno-autoritari vicino all’ultra destra americana di Donald Trump. Adesso, in un climax sempre più preoccupante, l’esecutivo assume addirittura una connotazione criminale. Questo, in poche righe, è il ragionamento di Roberto Saviano. Lo scrittore campano, dopo aver passato mesi a mettere nel mirino il governo italiano, prova a giocarsi l’ultima carta della sua ideologia: paragonare il comportamento di Giorgia Meloni e dell’esecutivo che presiede a quello dei “banditi”.

“Questo Governo fa così con chiunque si opponga. Mi mettono paura. Mettono paura. Si comportano da banditi”, esordisce senza timore Saviano. Che, incalzato da Fabio Fazio durante l’ultima puntata di Che Tempo Che Fa, aggiunge: “Si costruisce una continua intimidazione”. L’obiettivo del governo, stando al suo ragionamento, è quello di colpire e impaurire ogni singolo oppositore politico e mediatico.“Il messaggio è chiaro: se agite come fa lui – spiega – subirete quello che sta subendo. Chiunque può dire quello che vuole a meno che non sia ascoltato, altrimenti paghi una punizione. Se un attore, un artista un regista prende posizione paga lo sconto: il progetto gli viene bloccato, un isolamento, un dossier”.

Ma il delirio continua: “Loro faranno quello che fanno sempre: intimidire, minacciare, estorcere paura”. Il tutto, ovviamente, dimenticandosi come lui stesso continui a criticare il governo aspramente e legittimamente senza alcuna punizione all'orizzonte. Come, allo stesso tempo, abbia i mezzi di comunicazione adatti ad arrivare a qualsiasi italiano. Insomma, il contrario di quanto sostiene. Ma la profezia di Saviano è sempre più grave. E, oltre a criticare il governo, arriva dire che prima o poi “arriverà il sangue” che loro – sempre riferito all’esecutivo - “stanno preparando”.

Una posizione quantomeno azzardata che, seppur rientrando nella libertà di espressione, non si addice alla normale dialettica democratica tra un intellettuale lontano dalle istanze governative e l’esecutivo stesso. Un paradosso continuo utile a Saviano a screditare l’operato della premier e, contemporaneamente, esaltare il suo impegno giornalistico e mediatico contro il cosiddetto potere.

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