Italicum alla prova dell'Aula. Obiettivo: si vota tra un anno

La legge elettorale alla Camera martedì, Renzi vuole accelerare ma la strada è in salita. E nel Pd spunta l'ipotesi di accorpare Politiche e Comunali a Roma per far fuori Marino

Italicum alla prova dell'Aula. Obiettivo: si vota tra un anno

Da martedì si vota a Montecitorio, ma la strada dell'Italicum è ancora tutta in salita. Ed è sempre più strettamente legata alle sorti della legislatura: «La data di entrata in vigore della legge elettorale finirà per stabilire la data del prossimo voto», dice un dirigente Pd.

Un voto che, nonostante l'intenzione annunciata di governare «fino al 2018», anche a Palazzo Chigi non si esclude possa essere più ravvicinato. Almeno a giudicare dal racconto che Lionello Cosentino, il segretario romano del Pd che guida la rivolta interna contro il sindaco Ignazio Marino, ha fatto ai suoi: «Ho parlato con Stefano Bonaccini (responsabile Enti locali del Nazareno, ndr) e mi ha detto che nella prossima primavera si potrebbero abbinare le elezioni per il Comune di Roma con quelle nazionali». Le elezioni nella primavera 2015, dunque, non sono un tabù tra i renziani. E deve averlo annusato Berlusconi, che parla di voto «tra un anno», tanto quanto Alfano, che ieri proprio su questo ha dato l'altolà: «Non è vero che si voterà l'anno prossimo, abbiamo bisogno di tempo».

L'Italicum si trova al crocevia tra queste due opposte visioni, e Renzi dovrà manovrare assai abilmente per evitare la conflagrazione. Anche nel Pd, dove una fetta di deputati vuole alzare il prezzo con il premier e «fargli tirar giù la maschera rispetto ai veri accordi presi con Berlusconi», come dice un esponente anti-renziano. Il problema è che sui tanti emendamenti presentati (quorum, soglie, preferenze) si voterà in molti casi a scrutinio segreto, e «rischiamo di non tenere il gruppo», ha spiegato il presidente dei deputati Roberto Speranza a Renzi. Il quale, da una settimana a questa parte, ha messo in pista il ministro Maria Elena Boschi e Lorenzo Guerini per trovare un compromesso che tiri fuori l'Italicum dalle secche. L'idea, su cui sono stati messi al lavoro costituzionalisti e parlamentari esperti, è di congegnare un emendamento che rinvii di un anno, alla primavera 2015, l'entrata in vigore delle nuove regole di voto. Minoranza Pd, alfaniani e piccoli partiti, uniti nella lotta, hanno un solo obiettivo: allungare il più possibile la vita della legislatura. La loro bandiera è il famoso emendamento Lauricella, che collega l'entrata in vigore della nuova legge elettorale alla riforma del Senato. Col retropensiero che, grazie ai mille ostacoli procedurali e di merito (comprese le perplessità espresse da Napolitano sull'attuale bozza di nuovo Senato) sia facile ottenere un congelamento praticamente sine die dell'Italicum. Ma il giochino sarebbe chiaramente inaccettabile per Berlusconi, e «una cosa è certa», come spiega uno dei più stretti collaboratori di Renzi, «non possono passare modifiche significative all'Italicum se non c'è l'accordo di Forza Italia». Ma è inaccettabile anche per lo stesso Renzi, che senza il «colpo in canna» della legge elettorale rischia di trovarsi con le mani legate. Tanto più che, a giudicare da quanto dicono i suoi, il premier è consapevole che con la scombiccherata maggioranza che ha ereditato da Letta il suo governo non può andare lontano, e l'orizzonte che si prefigge non è molto distante da quello che disegnava l'Economist pochi giorni fa: «Se vuole cambiare l'Italia, Renzi ha bisogno di un mandato. Acceleri la riforma elettorale concordata con Berlusconi, e poi indichi le elezioni».

Il primo momento della verità sarà domani sera, all'assemblea dei deputati Pd: si riuscirà a far passare il rinvio di un anno? «L'emendamento Lauricella è l'unico compromesso possibile», dice il lettiano Francesco Boccia. «E comunque l'Italicum va corretto: io per esempio le liste bloccate non le voto. O ci sono primarie obbligatorie per legge, oppure si ridiscute tutto».

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