Smentite le cassandre di Pd e Cinquestelle che gufavano contro il nostro Paese

Schlein, Conte, Fratoianni e Calenda hanno straparlato di resa e poi blaterato che i soldi sarebbero stati spesi in armi Ma Roma è in testa anche sulla quarta rata

Smentite le cassandre di Pd e Cinquestelle che gufavano contro il nostro Paese
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Come volevasi dimostrare. Via libera della Commissione Europea al Pnrr dell’Italia, nel sostanziale silenzio dell’opposizione. Eppure, fino a qualche giorno fa, il Piano sembrava una delle maggiori preoccupazioni di Pd e M5s. Del fu Terzo Polo e dei rossoverdi di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Un ritornello ripetuto a ogni occasione, pur di descrivere un governo allo sbando. Alle prese con ritardi e pasticci, messo dietro la lavagna dai vertici di Bruxelles. Difficile, adesso, proferire parola dopo una campagna politica cominciata fin dall’inizio della legislatura.

Questa è Elly Schlein, in un intervento alla Camera dei deputati sette mesi fa. Si parla di Pnrr e la segretaria non vede l’ora di sparare a palle incatenate contro l’esecutivo e tutto il centrodestra. «Non capisco questo atteggiamento di resa del governo, che già annuncia che alcuni obiettivi non saranno realizzabili fa vibrare la stoccata Schlein - c’è chi addirittura parla di restituire delle risorse, quasi questa maggioranza si stesse già preparando a dire che è colpa di qualcun altro se non riusciamo ad attuare il piano». Una «resa», addirittura.

Ma a fine novembre l’Italia ha ricevuto, tra i primi in Europa, la quarta rata del Pnrr. Poi ieri il via libera definitivo alla revisione dei progetti italiani. Un ruolino di marcia che stride con la propaganda delle opposizioni. Ecco Giuseppe Conte, che da mesi si intesta il merito di essere stato decisivo, da premier, per il varo del Recovery a livello europeo. Anche il leader del M5s, ad aprile, straparlava di resa: «Non ci possiamo rassegnare alla perdita dei fondi». In estate, invece, collegava il tema al pacifismo: «Il governo finirà a spendere il Pnrr per armi e munizioni». E ancora, soltanto poco più di un mese fa: «I ritardi e le incertezze del governo preoccupano, c’è in gioco la credibilità dell’Italia». In un balletto isterico, di nuovo Schlein il primo agosto, rivolta al governo: «Siete in difficoltà, fatevi aiutare». Sempre la segretaria dem a fine giugno: «In Europa ci tirano le orecchie per colpa di questo governo».

Tra richieste di tavoli con l’esecutivo e di maggiore coinvolgimento delle opposizioni, si è fatto sentire anche Carlo Calenda, fondatore di Azione, l’11 luglio: «Sul Pnrr siamo all’emergenza nazionale». Addirittura. Torniamo al Pd. Altra corrente, stesse accuse contro il governo.

Il governatore campano Vincenzo De Luca una settimana fa parlava di «propaganda demagogica» sul Piano. De Luca giovedì contro il ministro Raffaele Fitto: «Sul Pnrr continua a dire idiozie, chiacchiere a manovella».

A sinistra del Pd Il primo giugno scorso Fratoianni ripeteva il refrain contiano pacifista: «Grave usare il Pnrr per produzione di armi». Un mese fa il verde Bonelli tuonava: «Sul Pnrr gestione indecente del governo, totale inadeguatezza di Meloni». Bruxelles smentisce.

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