Soldi al Pd non fanno notizia Doppiopesismo sui tesorieri

Contro Bossi e figli assedio mediatico da settimane. Nascoste invece le rivelazioni di Lusi su Bindi & Co.

Soldi al Pd non fanno notizia  Doppiopesismo sui tesorieri

C’è qualcosa che non torna quando l’orologio dell’attualità, o meglio ancora, l’orologio delle notizie di attualità, quelle che meritano la giusta attenzione e il puntuale rilievo, non segna la stessa ora sui giornali d’Italia. C’è qualcosa che non torna quando le due corazzate dell’informazione sempre bene informata, e cioè, ancora una volta, perché quando sono bravi sono bravi, il Corriere della Sera e la Repubblica, si distraggono. E non si accorgono di nuove interessanti rivelazioni di un tesoriere mentre puntano, con l’enfasi di ben due-pagine-due, sulle rivelazioni vecchiotte di un altro tesoriere.

I fatti sono presto riassunti. Ieri, sfogliando in particolare i due autorevoli giornali di cui sopra ma anche La Stampa, il Fatto Quotidiano, l’Unità, abbiamo faticato non poco a trovare la notizia, decisamente interessante, delle nuove confessioni del signor Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita che hanno gettato panico e sconforto tra le fila del centrosinistra. Che aveva fatto Luigi Lusi di tanto importante da poter meritare l’attenzione dei giornali? Semplicemente aveva snocciolato i nomi, uno per uno, dei più rappresentativi esponenti del centrosinistra che passavano da lui a riscuotere paghe e paghette, presentando regolare fattura. Per la prima volta, da quando lo scandalo è scoppiato, accadeva quindi, che il signor Lusi rendeva di pubblico dominio, accanto ai già noti e da lui citati Rutelli per via della sua Fondazione, Enzo Bianco con i bonifici alla società legata al marito della segretaria, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, giustamente a caccia di spiccioli per le sue campagne elettorali, altri nomi, protagonisti eccellenti di questa complicata e oscura vicenda di prebende. I nomi di Rosy Bindi, Franceschini, Bianco, Fioroni ed Enrico Letta. Big del partito, che, peraltro, hanno sempre negato d’aver percepito un euro ma che secondo Lusi «erano legittimati a chiedere contributi attraverso loro fiduciari». Roba da prima pagina, se permettete. E puntualmente sulla prima pagina del nostro giornale, ieri come tutti avrete potuto notare, la vicenda c’è finita.

E sugli altri giornali? Notizia da cercare con il lanternino, quasi che fosse un storia trita e ritrita oppure una velina ben poco affidabile. Valutazione giornalistica sbagliata? Dubitiamo, data la solida esperienza e professionalità che aleggia in certe culle del giornalismo nazionale. Scelta imparziale e asettica? Non proprio, altrimenti perché puntare, con esagerata evidenza, ripetiamo: due-pagine-due, come hanno fatto, sostanzialmente all’unisono Corriere e Repubblica sui guai per la verità un po’ già stantii della Lega e sulle rivelazioni, altrettanto ammuffite o quasi, di un altro tesoriere, l’oramai arcinoto Francesco Belsito riguardo a Bossi, al Trota e a tutti i familiari e i commilitoni in camicia verde? Valeva la pena di montare ancora in questo modo una notizia senza alcuna novità del giorno e, al contrario, relegare nella semi-invisibilità una nuova notizia dai possibili effetti sconvolgenti su una vasta fascia di quella sinistra importante che ha sempre il diritto di dire l’ultima parola nel nostro Paese? Oppure è proprio il fatto che quella nuova notizia, quelle nuove sconvolgenti rivelazioni di Lusi avrebbero procurato più di un imbarazzo a quella fascia di sinistra importante, che la notizia stessa è stata ignorata?

Chissà. Fatto sta che anche sull’Unità la faccenduola di Lusi è stata relegata nella penombra di poche righe e al Giornale è toccato l’ingrato compito di indispettire Rosy Bindi, che si è premurata di querelarci. Concludendo questa nostra riflessione ad alta voce ci preme sottolineare che nessuno pretende di dare lezioni, per carità.

Ci piace pensare che il Corriere, pubblicando la notizia vintage sulla Lega abbia solo preso alla lettera l’ironia di un suo storico direttore, Mario Missiroli che amava ripetere: «Non c’è nulla di più inedito dell’edito».

E che ignorando l’imbarazzante notizia delle rivelazioni di Lusi abbia fatto finta di non ricordarsi dello stesso Mario Missiroli che un giorno ebbe anche a dire: «Per scrivere certe cose (e intendeva scrivere articoli coraggiosi, ndr) mi ci vorrebbe un giornale...». Già, un giornale.

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