Soumahoro si indigna per le carceri (ma dimentica le coop di famiglia)

Il sindacalista con gli stivali ha deciso la sua strategia di comunicazione: il tafazzismo. Scoppia l'ironia sui social per l'ennesima gaffe

Soumahoro si indigna per le carceri (ma dimentica le coop di famiglia)

La comunicazione non è esattamente il punto forte di Aboubakar Soumahoro, questo è ormai lapalissiano. Travolto dallo scandalo delle cooperative del Pontino gestite da moglie e suocera, il sindacalista con gli stivali ha sfornato un video dominato dalle lacrime e dal vittimismo. Poi l’intervista da Corrado Formigli e i tentativi di buttarla in caciara, basti pensare al “diritto alla moda” invocato per la coniuge. Ora, nel mezzo dell’indagine che sta facendo luce sulle condizioni dei migranti nelle strutture gestite dai parenti, l’ormai ex paladino della sinistra torna a sfoggiare toni da combattente per denunciare le condizioni nelle carceri italiane.

L’ultima trovata di Soumahoro

L’evasione dei sette ragazzi dal carcere minorile Beccaria di Milano sta tenendo banco. E Soumahoro, come se nulla fosse, ha pubblicato su Facebook un post a sostegno di Don Rigoldi, storico cappellano della prigione meneghina. “Convincerò i ragazzi a tornare, ma per formarli servono fondi”, le parole del religioso. E il deputato eletto con grande gioia da Fratoianni e Bonelli ha colto la palla al balzo: “Io sto con Don Rigoldi! Prima di chiederci come e perché 7 minori sono evasi dal #Beccaria di Milano, dovremmo forse domandarci in quali condizioni vivevano quei ragazzi in prigione, e perché erano ancora lì. Il carcere in Italia è un buco nero dove spesso finiscono i più fragili. E io sono con Don Gino Rigoldi, cappellano dell’Istituto da oltre 50 anni, quando dice che la mancanza di un direttore stabile, la carenza sistematica di educatori e l'assenza di guardie carcerarie ben formate rappresentano uno scandalo che complica ancora di più sia la vita in carcere che il percorso di recupero dei ragazzi”. La filippica prosegue poi con qualche parola sulla necessità del percorso di recupero e sul dibattito ormai ideologizzato sulle carceri. Poi la conclusione da solito pasionario contro quei cattivoni del governo di centrodestra:“È dunque necessario che questa maggioranza metta da parte la retorica del cattivismo e trovi il coraggio di investire concretamente su un modello pedagogico che ponga al centro i bisogni educativi dei ragazzi, anche e soprattutto negli istituti di pena...”.

Il tafazzismo fatto sindacalista

La strategia di comunicazione di Soumahoro sembra ormai nota: il tafazzismo. Randellate nelle parti intime, masochismo allo stato puro. Il motivo è semplice: denuncia le condizioni delle carceri italiane, nello specifico del Beccaria, ma dimentica quanto è accaduto fino all’altro giorno nelle cooperative gestite da moglie e suocera. “Non sapevo”, le sue parole tra un pianto e un’accusa di razzismo buttata a caso. Fortunatamente in questo caso non c’è alcun tipo di video ad alto impatto emotivo, ma un post alla ricerca di qualche like per tornare sulla cresta dell’onda. Le reazioni del popolo del web non sono esattamente quelle sperate, ecco una carrellata di ironie: “Bravo, ora come hai messo gli stivali prima di entrare in Parlamento, sarebbe molto significativo da parte tua un gesto simbolico di auto ammanettarti davanti al Beccaria...mi raccomando però, possibilmente senza abiti di Louis Vuitton!”, “Puoi dire quel che vuoi ma ormai non sei più credibile.

Non mettere la tua firma su battaglie che, per quanto condivisibili, non sono tue e alle quali porteresti solo problemi con il tuo scomodo appoggio”, “Stai con tutti tranne che con gli ospiti delle cooperative della tua compagna”. Un autogol di tacco, una giocata da fuoriclasse... al contrario.

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