Il dossier sulla spending review (la revisione della spesa pubblica) piomba sul tavolo dell'esecutivo. E ha già scatenato le minacce e le proteste di ministeri e sindacati. E non solo.
L'incontro tra il governo e le parti sociali, che sarebbe dovuto iniziare a Palazzo Chigi alle 9, è stato rinviato alle 13. Sulla spending review l'appello di Monti è a "non tirare a campare". Ma le proposte di Palazzo Chigi, soprattutto in tema di sanità e giustizia, hanno mandato su tutte le furie i ministeri che hanno avvertito: "Abbiamo già dato". In particolare, il dicastero dell'Istruzione e quello della Giustizia si oppongono alla riduzione del personale (a metà giugno era stato annunciato che si sarebbero tagliati il 20% dei dirigenti e il 10% dei dipendenti) sostenendo che non è necessario.
La stretta sugli statali ha scatenato la reazione dei sindacati. "Il taglio sul personale della P.A è un finto taglio lineare", ha tuonato il leader Uil, Luigi Angeletti, che ha aggiunto rivolgendosi al governo: "Non vorrei che di tutte le vostre buone intenzioni restasse solo il taglio del personale P.A". Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, "la revisione del pubblico impiego si deve fare in coerenza e applicando l'accordo che il sindacato ha siglato con il ministro Patroni Griffi un mese fa".
Insomma i sindacati sono sul piede di guerra e hanno minacciato scioperi e proteste. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, è tornata ad invocare una patrimoniale perché "ci vuole una vera redistribuzione fiscale attraverso una patrimoniale, che non è una bestemmia; non riducendo il perimetro dello Stato, ma valorizzando beni (non le aziende pubbliche e le municipalizzate) alienabili; mettendo in moto investimenti in grandi imprese; guardando verso il futuro con le reti digitali, l'innovazione, la chimica verde".
Proteste anche sul taglio dei microtribunali. Si prevedeva di cancellare 33 piccoli tribunali, 37 Procure non provinciali e di azzerare 220 sezioni distaccate. Ma l'unione di Pdl, Pd e Udc ha portato a un limite di 29 tribunali da tagliare.
Per quanto riguarda il settore sanità si va verso un intervento per 3-3,5 miliardi da qui al 2014, che diventano 8-8,5 miliardi se si sommano ai 5 miliardi di tagli già previsti per il prossimo biennio dalla manovra di luglio 2011
Nel frattempo Mario Monti mostra i muscoli e non si cura delle proteste: i tagli saranno presentati negli incontri con le parti, ma non ci saranno contrattazioni. L'appuntamento dunque è per le 13. L'obiettivo è un Consiglio dei ministri tra giovedì e venerdì per varare il testo sulla revisione della spesa pubblica. Servono almeno cinque miliardi, anche se l'esecutivo spera di recuperarne circa otto, soprattutto tagliando gli sprechi pubblici.
Per fare fronte alla questione degli esodati e ai danni del terremoto ed evitare un aumento dell’Iva serve "una cifra molto più alta di 4,2 miliardi", avrebbe detto il premier ai rappresentanti delle Autonomie Locali, sottolineando poi che l’obiettivo della spending review è "eliminare gli sprechi e non ridurre i servizi". L’intenzione del governo sarebbe quella di evitare "tagli lineari guardando alle più alte priorità".
Blocco tariffe fino al 31/12/2013
La misura scatta dalla data di entrata in vigore del decreto, nel quale si legge che "è sospesa l’efficacia delle norme statali che obbligano o autorizzano organi dello
Stato o autorità ad emanare atti aventi ad oggetto l’adeguamento di diritti, contributi o tariffe a carico di persone fisiche o persone giuridiche in relazione al tasso di inflazione ovvero ad altri meccanismi automatici".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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