E sattamente dopo tre anni, cambia di nuovo la tassazione delle rendite finanziarie in Italia. Volendo semplificare al massimo, per i piccoli risparmiatori si configurano tre diverse situazioni. La prima riguarda i titoli di Stato italiani (Bot, Ctz, Btp, Cct) ed equiparati (come i titoli della Bei, della Birs, della Banca Mondiale e i Buoni fruttiferi delle Poste), e quelli degli altri Stati internazionali della cosiddetta white list(cioè Paesi con i quali l'Italia ha un accordo di reciproco trattamento fiscale): a questi strumenti continuerà a essere applicata l'aliquota fiscale del 12,5% sulle rendite di capitale, sulle cedole e sugli interessi.
La seconda riguarda i fondi pensione, i cui proventi di natura finanziaria non saranno più tassati all'11% come avviene ora, ma saranno sottoposti all'aliquota dell'11,5%. Nella terza categoria confluiscono, invece, tutti gli altri tipi di reddito sulle quali l'aliquota fiscale salirà dal 20% al 26%: interessi su conti correnti, certificati di deposito, conti di deposito sia liberi che vincolati, interessi su obbligazioni bancarie e societarie emesse da società italiane ed estere, dividendi, azioni gratuite, proventi dei fondi comuni e comparti di Sicav estere.
Che cosa conviene fare al risparmiatore
Tenendo conto che occorrono tre giorni di Borsa aperta prima che una compravendita venga completata, l'ultimo giorno utile per vendere i titoli con la vecchia tassazione è quindi il 25 giugno: un'opzione consigliata soltanto per una singola posizione (o alcune posizioni) sulla quale sia maturata una cospicua plusvalenza. L'alternativa consiste nell'affrancamento, l'operazione consentita dal fisco italiano per partire dal primo luglio con i valori dei titoli in deposito allineati al prezzo del 30 giugno 2014 e non a quello di carico originario senza vendere e ricomprare i titoli stessi.
Il titolare di un deposito titoli in regime amministrato (che corrisponde alla stragrande maggioranza dei piccoli risparmiatori) deve comunicare all'intermediario (banca, sim, broker online) entro il 30 settembre 2014 l'intenzione di avvalersi dell'affrancamento che si estende a tutti i titoli, inclusi nel rapporto di custodia o amministrazione, posseduti al 30 giugno 2014. Gli intermediari verseranno l'imposta entro il 16 novembre 2014, addebitando il controvalore sul conto del cliente.
Un esempio di affrancamento
Supponiamo di avere 10mila azioni Eni in carico a 15 euro, 10mila azioni Intesa Sanpaolo in carico a 3 euro e 10mila titoli Unicredit in carico a 10,5 euro: immaginiamo che al 30 giugno il titolo Eni chiuda a 20 euro, Intesa Sanpaolo a 2,5 euro e Unicredit a 7 euro. I titoli Eni avrebbero maturato un capital gain di 50mila euro (10mila per 20 euro meno 10mila per 15 euro), mentre i titoli di Intesa Sanpaolo avrebbe registrato una minusvalenza di 5mila euro (10mila per 2,5 euro meno 10 mila per 3 euro) e i titoli Unicredit una minusvalenza d 35mila euro (10mila per 7 euro meno 10mila per 10,5 euro). In totale avremmo quindi una plusvalenza complessiva per i tre titoli nel deposito di 10mila euro (cioè 50mila di Eni, meno 5mila di Intesa Sanpaolo e meno 35mila di Unicredit), sui quali l'intermediario pagherà al fisco per conto nostro 2.000 euro (il 20% di 10mila euro) e, da quel momento, i tre titoli in deposito avranno, come valore di riferimento per la nuova aliquota sul capital gain del 26%, i prezzi di chiusura del 30 giugno. Ne deriva che l'affrancamento conviene, come nell'esempio, quando il totale complessivo dei titoli in deposito mostra una cospicua plusvalenza sulla quale è ragionevole anticipare il pagamento delle imposte al 20% invece che pagarne il 26% in una vendita successiva all'1 luglio.
Cedole obbligazionarie e dividendi azionari
Un altro capitolo importante è poi quello relativo alle cedole obbligazionarie e ai dividendi azionari. Se nulla cambia per quanto riguarda i titoli di Stato, postali e equiparati, per le cedole delle obbligazioni bancarie e societarie e i dividendi societari la nuova aliquota del 26% si applicherà soltanto sulla parte maturata dall'1 luglio in poi. Se un bond societario liquida una cedola annua del 2% ogni semestre (per esempio il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno) e il valore nominale dell'investimento è di 10mila euro, la cedola del 30 giugno 2014 subirà una trattenuta fiscale del 20% (quindi 160 euro netti saranno pagati al possessore di quel bond) mentre la cedola del prossimo 31 dicembre sarà di 148 euro (al netto del 26% della nuova aliquota fiscale). Allo stesso modo un dividendo erogato entro il 30 giugno subirà una trattenuta fiscale del 20% mentre un dividendo azionario liquidato dopo l'1 luglio sarà assoggettato all'aliquota fiscale del 26%.
Fondi comuni e Sicav
I possessori di quote di fondi comuni e di comparti di Sicav non devono preoccuparsi dell'affrancamento in quanto saranno gli stessi intermediari (banca, sim, broker online) a provvedere, dopo l'1
luglio, al calcolo della corretta trattenuta fiscale, applicando per conto del sottoscrittore l'aliquota del 20% sulle plusvalenze realizzate fino al 30 giugno, e l'aliquota del 26% su quelle registrate dall'1 luglio in poi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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