Se la "sparata" arriva dall'artiglieria dem, nessuno fiata. Tutti zitti e avanti marsch! Come se non fosse accaduto nulla. Impossibile non ravvisare una bella dose di ipocrisia nell'atteggiamo del Pd sugli armamenti all'Ucraina: da una parte i democrats insorgono non appena qualcuno solleva perplessità sugli aiuti a Kiev, dall'altra soprassiedono se a farlo - magari pure con risalto - è qualcuno dei loro. La ripova di questa curiosa incoerenza la si è avuta anche oggi, dopo che il governatore della Campania Vincenzo De Luca aveva preso idealmente a pesci in faccia il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
Armamenti, De Luca contro Stoltenberg
"Abbiamo a volte notizie tristi e il più triste di tutti è un uomo di nome Stoltenberg. Si trova casualmente a fare il segretario genrale della Nato e ha appena finito di dire che dobbiamo produrre più munizioni, più armi e più cannoni. Queste sue dichiarazioni mi confermano l'urgenza di affidare Stoltenber ai servizi sociali", ha affermato il governatore Pd nella sua odierna diretta Facebook, dopo che il politico norvegese aveva chiesto agli alleati di inviare tank e mezzi corazzati. Dichiarazioni roboanti, soprattutto perché pronunciate da un primario esponente del partito che sul sostegno a Kiev aveva sempre preteso di impartire lezioni agli altri.
Le critiche agli altri e il silenzio sulle divergenze interne
Sull'argomento, i piddini erano stati in più occasioni più realisti del re e intransigenti pure con se stessi, arrivando a rompere ogni sintonia con i Cinque Stelle proprio per la contrarietà di questi ultimi alla linea belligerante. Tutto legittimo, ma il paradosso è che ora nello stesso Pd c'è chi ha espresso analoghe posizioni con parole ancor più animate, senza che si siano registrate reazioni ufficiali. Forse i vertici del partito non hanno ascolato l'abituale diretta social del governatore campano? Difficile a credersi visto che le sue parole sono comunque presto rimbalzate nei titoli di agenzia. Peraltro, anche lo scorso ottobre De Luca era stato altrettanto corrosivo nelle sue analisi e aveva tuonato: "L'Italia non sia un'appendice passiva della Nato". Non ricordiamo prese di distanze da parte di Enrico Letta.
Armi, nel Pd c'è chi dice no
È tutta una questione di coerenza politica rispetto a una linea intrapresa ma messa in discussione anche all'interno dello stesso Pd. Nelle scorse ore, Pierfrancesco Majorino aveva chiesto ai dem "una riflessione sulle armi e sull'aumento delle spese militari, idea che da sempre contesto in maniera convinta" e pure Elly Schlein in tempi non sospetti aveva sottolineato: "Credo che sia stato giusto sostenere la resistenza ucraina, ma penso che la guerra non si risolve con le armi". Voci passate un po' in sordina nonostate fossero quelle di un ex europarlamentare e di una candidata alla segreteria del partito, nonché ideale portavoce di un'ampia fetta di tesserati suoi sostenitori.
Impegnati a denunciare le presunte incoerenze altrui sul tema
degli armamenti, i dem si sono casualmente dimenticati di fare i conti con le loro. Quanto potrà durare questo apparente (ma sottaciuto) dualismo interno? I noi politici, prima o poi, vengono al pettine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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