"Stop all'arabo a scuola, usato per insultare". L'attacco al sindaco Leopore dopo gli auguri di Ramadan

Gli auguri di buon Ramadan, con tanto di locuzione araba, da parte del sindaco di Bologna hanno fatto infuriare i cittadini non musulmani, che non hanno ricevuto uguali attenzioni in altre occasioni

"Stop all'arabo a scuola, usato per insultare". L'attacco al sindaco Leopore dopo gli auguri di Ramadan
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Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha implicitamente fatto capire che nella sua città ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B. Mentre con un video apposito, con sorrisi e salamelecchi, ha augurato "buon Ramadan", con tanto di "Salaman aleikum", ai seguaci dell'Islam nel primo giorno di digiuno, non ha posto lo stesso impegno per augurare "buon Natale" lo scorso 25 dicembre ai cristiani. Il 24 dicembre ha pubblicato un video di propaganda per mostrare quanto è bravo, facendo generici "auguri a tutti i bolognesi" e chiedendo loro di ricordarsi "in queste feste di chi soffre, di chi lavora e dell'orizzonte", sottolineando che le foto che lo ritraggono tra medici e malati che si vedono nel video "sono state scattate nel corso del mio saluto ai pazienti e agli operatori e operatrici dei nostri tre ospedali bolognesi".

Una mamma bolognese, rispondendo al video degli auguri di buon Ramadan di Lepore pubblicato su X (non dal sindaco), facendo notare che nella scuola di Bologna in cui va sua figlia si è stati costretti a vietare l'arabo ai bambini stranieri. "Intanto, a Bologna, nella scuola elementare di mia figlia, hanno vietato in classe l'utilizzo di una lingua diversa dall'italiano (a scopi non didattici). Questo perché molti studenti comunicavano tra loro esclusivamente in arabo per non farsi capire e insultavano compagni e insegnanti nella loro lingua", spiega la donna. Una circostanza attualmente non verificabile, che però non stupisce, considerando che i bambini stranieri nelle classi italiane sono sempre di più e che l'arabo è la lingua maggiormente diffusa tra le comunità extracomunitarie del nostro Paese.

Si parla spesso di integrazione ma purtroppo l'ideologia della sinistra, così poco pragmatica, pretende che questa avvenga spingendo i nativi ad adattarsi ai nuovi arrivati. Ma così facendo ecco cosa accade: si creano sacche chiuse repulsive verso il resto, anche in giovane età. "Anche in classe da mio figlio è successo. Prima media paesino della bassa Romagna. Su 20 alunni ne abbiamo 7/8 arabi che parlano tra loro ed insultano i macedoni perché le loro mamme musulmane non si coprono i capelli", ha raccontato un'altra mamma in risposta a quella di Bologna. Obbligare all'esclusivo uso dell'italiano, sebbene con metodi coercitivi, è una strada per l'integrazione completa, per evitare la formazione di gruppi distinti in base al linguaggio che non si intersecano.

Da parte del sindaco ci sono i soliti due pesi e due misure incomprensibili in attesa della Santa Pasqua, quando forse avrà più tempo per degli auguri fatti come si deve, o almeno uguali a quelli del Ramadan, a chi la festeggia.

Perché o l'Italia è uno Stato laico, e allora l'istituzione amministrativa evita simili interventi, oppure, in nome dell'inclusione, lo fa con tutti. Altrimenti si parla di discriminazione. Intanto i suoi cittadini gli hanno fatto notare che, nel mondo vero, la realtà è diversa da quanto si vuol comunicare a livello istituzionale per mera ideologia.

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