In questi anni le hanno detto di tutto: che è femmina ma non femminista; che pur rompendo il tetto di cristallo ha un modo di fare “maschilista”; che sì, va bene, sarà pure la prima premier donna, ma non conta. Però che Giorgia Meloni fosse addirittura "uno stupratore"... beh: questa forse non se l’aspettava neanche lei che, da "rana dalla bocca larga" in giù, deve essersi ormai abituata a sentirsi buttare addosso di tutto.
È successo durante la manifestazione di Non una di meno a Roma, corteo in difesa delle donne che per paradosso insulta una donna. A mandare in onda le immagini è stata Quarta Repubblica. Soliti slogan e solito odio: “Disarmiamo il patriarcato” (qualsiasi cosa voglia dire); “Questo è senza dubbio un governo patriarcale, non basta avere una donna presidente, bisogna guardare alle politiche”; “C’è il terrore dell’islamico, ma noi abbiamo forme di fondamentalismo che sono altrettanto devastanti per la vita delle donne: l’uomo etero bianco è patriarcale nella sua forma mentis”. E poi le immancabili bandiere palestinesi, che c’entrano come il cavolo a merenda. La solidarietà alle “transfemministe di Gaza”, s’immagina ben volute da Hamas. E la foto di Valditara bruciata in terra, col ministro indicato come nemico numero uno per le sue parole alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin. E ancora: l’odioso inno contro le sedi dei Pro Vita che “si chiudono col fuoco, ma con i Pro Vita dentro sennò è troppo poco”; le mani a riecheggiare la P38 dei tempi bui degli anni di piombo; e il coro sulla “nonna partigiana" che ha insegnato che "uccidere un fascista non è reato”.
Ma il punto più alto arriva mentre il corteo procede per la Capitale. Dal furgone dei comizi qualcuno intona il delirio finale: “Spesso lo stupratore ha le chiavi di casa.
Gli stupratori sono il presidente Giorgia Meloni e il ministro Valditara perché fanno violenza di Stato e non ci consentono di essere libere”. Applausi dalla piazza della “marea fucsia transfemminista”. Che, si spera, non abbia capito bene in fondo cos’è stato urlato a quel microfono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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