Sull’articolo 18 Alfano tifa per la Fornero: "Forza Elsa"

Il segretario azzurro incoraggia il ministro del Welfare: "È questa la legge su cui saremo più giudicati"

Sull’articolo 18 Alfano tifa per la Fornero: "Forza Elsa"

Roma - Alfano sventola la bandiera Monti: in fondo sul welfare il premier sta cercando di fare quello che a Berlusconi non è stato consentito perché «la riforma dell’articolo 18 la stavamo facendo noi 10 anni fa ma sono state portate in piazza un milione di persone». Ma il passato è il passato. Così, il segretario del Pdl si fa supporter, quasi ultrà: «Forza Elsa! - dice al convegno di Confindustria a Milano, rivolto al ministro del Lavoro, Fornero -. Forza, perché questa sarà la riforma su cui saremo più giudicati. Tutti i mercati internazionali credono che questa sarà la vera svolta dell’Italia». Berlusconi non avrebbe mai potuto toccare il tabù dell’articolo 18, Monti sì. Quindi, messa da parte qualche briciola di rammarico per gli ostruzionismi strumentali di sinistra e sindacati, avanti così. «Sul lavoro puntiamo molto sulla determinazione del governo Monti», ribadisce Alfano che gongola nel constatare che la stella polare del Professore, sul welfare, è il programma del Pdl. Certo, Angelino vuole dire la sua, avendo un occhio di riguardo alla spina dorsale del Paese: le piccole e medie imprese. «Chiediamo che non ci sia sulle spalle delle Pmi un costo troppo alto per questa riforma - dice - mi riferisco soprattutto al costo del lavoro. Stiamo dalla parte delle Pmi che non possono sopportare un costo del lavoro più alto che toglierebbe competitività e occupazione».
Una richiesta al premier in un momento in cui la luna di miele tra i due sembra particolarmente dolce. Alfano loda Monti: «Ho scoperto in lui una straordinaria correttezza personale - dice - Tenere insieme le varie fazioni parlamentari non è semplice e la correttezza è fondamentale». E Monti loda Alfano: «Sono molto grato all’onorevole Alfano che ha condiviso e corroborato la decisione presa l’altra sera di consentire che sul corpo del suo disegno di legge presentato quando era ministro della Giustizia si inserisca una disciplina ancora più estesa per quanto riguarda la corruzione». Scambio di cortesie reciproche.
Certo, l’appoggio a Monti è costato caro in termini di alleanze. Ma Alfano non vuole rompere il tenue filo che tiene insieme ancora Pdl e Lega. Si aggrappa allo spiraglio lasciato aperto da Bossi che, stuzzicato sul futuro, dice soltanto: «Non sono un mago...». Così Alfano, che non smette di interfacciarsi con Maroni, giura: «Non riteniamo tramontata l’alleanza con la Lega e pensiamo che in futuro possiamo nuovamente unirci per tornare a governare il Paese nella prospettiva di una grande aggregazione dei moderati italiani che hanno la ricetta giusta da offrire al Paese».

Anche perché, dopo questa «strana maggioranza», spazi per una grosse koalition non ce ne sono: «Questa maggioranza non ci sarà più perché noi del Pdl siamo una forza politica alternativa alla sinistra e crediamo in cose diverse da loro», dice in un’intervista al Mattino. E quindi, «Oggi Monti, domani la parola ai cittadini».

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