SuperMario è nervoso: a picco nei sondaggi

La fiducia degli italiani precipita: -17%. E Monti avverte: "Non ci sono margini per abbandonare la politica del rigore"

SuperMario è nervoso: a picco nei sondaggi

Roma - La rotta dell’esecutivo dei tecnici non cambia, non ci sarà «nessuna deroga al rigore». A ribadirlo una volta di più è il premier, Mario Monti, che ieri ha visitato - a sorpresa - il Salone del Mobile di Milano insieme alla moglie. Questa fiera, per lui, è «un segno di speranza che rappresenta l’Italia affacciata sul mondo e il mondo che viene a visitarla». Ma di fronte a una domanda sul possibile arrivo di incentivi proprio nel settore dell’arredamento, per aiutare le famiglie, il presidente del Consiglio, apparso insolitamente nervoso, non apre spiragli. Non avendo voluto «rinviare al futuro certi problemi», adesso «non ci sono margini per deroghe al rigore - sentenzia - molti settori hanno buoni titoli per chiedere deroghe, ma il rigore è qualcosa che deve pervadere il modo di essere di un Paese».

La cinghia resta dunque rigorosamente tirata, ma con prospettive meno nere. Perché «il rigore - prosegue Monti - non è contro la crescita, ma la favorirà». Però, avverte il premier, «non nell’immediato». Insomma, l’emergenza per il Bel Paese non è affatto dietro le spalle. Le «risorse sono scarse», l’«economia non può crescere in fretta» e così l’incentivo migliore, anzi l’unico, «per chi vuol farsi una famiglia, una casa e arredarla decentemente», sintetizza seccamente Monti, è evitare il disastro definitivo. Ossia un «crack finanziario» dell’Italia, tra «uno, cinque, dieci mesi». L’orizzonte indicato dal primo ministro, in questo scenario catastrofista e al netto dell’appello all’«Italia coesa», è «trasformare in maggiore domanda, maggiore reddito e maggiore crescita» il «meccanismo della fiducia». C’è anche tempo per una stoccata alla Lega: «Non abbiamo una visione padana della realtà italiana».

Ma è proprio sulla fiducia, quella del Paese nei confronti suoi e dell’esecutivo, che Monti continua a perdere colpi. E forse a incidere sull’umore cupo del premier-tecnico in visita in Fiera sono proprio i sondaggi, croce e delizia non più soltanto dei politici. A cristallizzare il calo dei consensi, due giorni fa, era stato il rilevamento realizzato da Swg per la trasmissione di Raitre Agorà, fissando l’asticella della fiducia per il primo ministro a quota 45 per cento, due punti in meno rispetto alla settimana precedente, 13 in meno rispetto a febbraio, addirittura -26 rispetto ai giorni di inizio mandato, a novembre scorso.

Ancora più basse le percentuali in caso di futura candidatura, con un 66 per cento del campione che si dice certo (24 per cento) o ritiene molto probabile (42 per cento) che non voterà per lui. A confermare il trend al ribasso, ieri, l’indagine sul gradimento del premier condotta dalla Lorien consulting per Italia Oggi, che fa precipitare i giudizi positivi sull’attuale governo al suo minimo storico, appena il 39,4 per cento degli intervistati, -17 rispetto a un mese fa. Secondo il sondaggio, il 46 per cento degli italiani considera Monti «uguale ai politici», e metà esatta della popolazione ritiene che difenda «gli interessi dei ricchi», una convinzione che solo un mese fa era al 19 per cento.

E se ancora una larga maggioranza del Paese (il 75%, tre quarti del campione intervistato) definisce «autorevole» l’esecutivo tecnocrate (e il 49 per cento vorrebbe che arrivasse a fine legislatura), cresce vistosamente la sfiducia nelle sue capacità taumaturgiche, con un 38,4 per cento che nutre dubbi più o meno consistenti sulla possibilità

che il governo Monti sia davvero in grado di assicurare all’Italia la stabilità economica. Quasi che la continua evocazione del rischio di ripiombare nel baratro finanziario abbia reso il Paese coeso sì, ma nel pessimismo.

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