Con le "lucciole" legalizzate e, quindi, obbiglate a versare i contributi all'erario pubblico, si potrebbe evitare l’aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%. L’idea è del Carroccio che schiera l’intero gruppo di Palazzo Madama a sostegno di una proposta di legge presentata oggi che porta come prima firma quella del capogruppo Massimo Bitonci.
"Non ha più alcun senso nascondersi dietro ipocrisie e tabù", ha spiegato Bitonci ricordando che la prostituzione è un fenomeno che esiste da sempre. Secondo un recente studio, il 75% degli italiani sarebbe favorevole alla sua regolamentazione, anche per fermare ogni sfruttamento e violenza. Proprio per queste ragioni, i lumbard chiederanno l’immediata calendarizzazione del testo in commissione Giustizia. "Da anni presentiamo questa proposta in Parlamento senza mai arrivare nemmeno alla discussione del testo", ha continuato Bitonci augurandosi che i tempi siano ormai maturi anche alla luce della profonda crisi economica che si è abbattura sul Belpaese. Far emergere il giro d’affari legato alla prostituzione significherebbe per lo Stato e gli enti locali incassare abbastanza risorse per evitare non solo ulteriori aumenti delle tasse ma anche per abbassare una serie di imposte. Il senatore leghista ha, infatti, in mente di usare l'introito per evitare il rincaro dell'aliquota Iva, abrogare l'Imu sulla prima casa o scampare la stangata della Tares. "È tempo di abbandonare la demagogia e un certo bieco moralismo - ha concluso Bitonci - non serve nascondere la testa sotto la sabbia".
La proposta firmata dai senatori del Carroccio è, infatti, molto semplice: legalizzare "La prostituzione vuol dire eliminare lo sfruttamento che ora dilaga, togliere le donne dalla strada, proteggere le minori, salvaguardare la salute e combattere la criminalità organizzata che oggi prospera attorno allo sfruttamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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