Le "tende"? Una protesta farsa. Sono militanti, non fuori sede

Da Milano a Roma tornano le tendopoli degli studenti davanti alle università

Le "tende"? Una protesta farsa. Sono militanti, non fuori sede
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Da Milano a Roma tornano le tendopoli degli studenti davanti alle università. Nella Capitale sono circa una cinquantina le tende presenti davanti all'ingresso della Sapienza, issate dai rappresentanti delle associazioni studentesche di estrema sinistra.

La protesta è ancora una volta contro il «caro affitti», un problema che riguarda gli studenti fuori sede. Davanti ai gazebo degli organizzatori, però, vi sono soprattutto ragazzi romani. Il primo che incontriamo è Alessandro che vive fuori Roma e non è iscritto alla Sapienza. Anzi, non è né studente né lavoratore, ma un semplice simpatizzante dell'Udu (Unione degli Studenti). Racconta di essere in piazzale Aldo Moro per sostenere i ragazzi che spendono tra 500 e 600 euro per una stanza. Tutti gli altri studenti presenti al gazebo dell'Udu sono romani che vivono in famiglia e che si lamentano di impiegare anche più di un'ora per raggiungere l'Università.

Poco più in là, davanti allo stand dei ragazzi della Sinistra Giovanile si presenta Paolone, uno degli storici responsabili dello Spin Time Labs, il palazzo dell'ex Inpdap occupato dal 2013, che ha ospitato il primo dibattito tra i candidati a sindaco di Roma alle ultime primarie del Pd. «Ci portano il pranzo e la cena», raccontano gli universitari della Sapienza, assidui frequentatori e amici dello Spin Time Labs. Qui conosciamo il primo «fuori sede», Roberto di Bologna, che paga 450 euro per una camera singola. Vicino all'ingresso, c'è il gazebo di «Cambiamo Rotta», organizzazione giovanile comunista che si prepara a protestare contro il career day dell'università che «dà spazio a imprese come Leonardo che producono armi e altre che inquinano». Tra loro c'è Lucia, originaria di Gaeta, che spende 400 euro per una stanza «una cifra che diventa 550 considerando le spese». Marco, invece, è uno studente di Roma Tre originario di Pisa che si ritiene fortunato per aver trovato una stanza piccola a 280 euro. Cifre molto lontane dalle 5-600 euro sbandierate inizialmente.

Ma mentre alla Sapienza si trovano decine di tende, sotto l'Università Statale di Milano ce ne sono tre. Anche i quattro ragazzi del presidio lombardo sono parte di «Cambiare rotta» e, infatti, anche dietro questa protesta c'è la solita ideologia di sinistra che «lotta» contro tutto e contro niente. «Noi? Siamo tutti di Milano», ci dice Stefano. Gli altri annuiscono.

Ma come? E i fuori sede? Se a Roma erano pochi, qui nemmeno l'ombra. Quelli non c'erano nemmeno sotto Palazzo Marino, dove si sono visti i soliti centri sociali insieme agli stranieri, sudamericani e arabi, in piazza per avere una casa popolare. Da non dimenticare gli squatters con le loro bandiere, che chiedono diritti a suon di reati. L'evidenza è che la protesta dei fuori sede «tendati» ora viene usata come «ariete» dall'estrema sinistra, che disconosce pure Schlein e Landini. Durante la «megafonata» di Palazzo Marino si chiedeva addirittura al Comune di requisire gli immobili privati sfitti di Milano per garantire il diritto alla casa per tutti: niente di più comunista e lontano dalla battaglia degli studenti. D'altronde, come ci dicono, «abitare a Milano è un diritto». Bene.

Alla Statale ci si concentra sugli studenti, ma è solo marketing. Il fuori sede che è in difficoltà, non perde tempo con queste battaglie ideologiche, sta in aula perché conosce i sacrifici necessari allo studio. I nuovi «tendati» pretendono case gratis per tutti e una paghetta per studiare perché, ci dicono, solo così si garantisce il diritto vero allo studio. Ci hanno anche proposto di unirci a loro, di coinvolgerci nell'associazionismo militante per partecipare attivamente alle manifestazioni.

Insomma, che sia Roma o che sia Milano, la protesta degli studenti in tenda è solo una matassa scomposta di ideologia e propaganda politica eterodiretta, strumentalizzata e distante dagli obiettivi iniziali. Forse era utile all'inizio, ma non ora. Non più.

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