Giovanni Toti è cauto, molto misurato, nell'analizzare la situazione politica interna e le ultime rivelazioni fatte da Alan Friedman sulla turbolenta estate del 2011. In un'intervista a Il Messaggero, il nuovo consigliere politico di Forza Italia chiede chiarezza, al Quirinale e al Partito Democratico. Commentando gli incontri tra Napolitano e Monti - avvenuti ben prima della crisi che ha portato alla caduta del governo Berlusconi IV -, Toti sottolinea l'anomalia di queste "coincidenze", e rimarca la necessità di un "approfondimento": "Normalmente un Presidente della Repubblica le consultazioni le fa quando un governo è caduto, e comunque consulta le forze politiche, non professori, presidi e banchieri."
Ritorna sul "trauma" di un "governo che è stato fatto cadere per sostituirlo con un esecutivo tecnico non votato dagli italiani", e giudica insufficiente la lettera di risposta di Napolitano ("non entra nel merito"). Esclude l'ipotesi di persecuzioni, ma dice no anche all'eventualità di seguire i grillini sulla via dell'impeachment: "Quello presentato dai grillini per molti aspetti non regge giuridicamente." A chi gli chiede perchè Berlusconi abbia accettato di rieleggere Napolitano per la seconda volta, risponde che le inchieste di Corriere e Financial Times sono state una novità per tutti.
Forza Italia però, ammonisce Toti, chiederà di "ristabilire la verità delle cose e la sequenza dei fatti.
" Il consigliere politico del partito di Berlusconi rassicura chi temeva per il futuro del patto tra Renzi e il Cavaliere sulle riforme ("sosterremo con il sangue i patti sottoscritti da Berlusconi"), ma ribadisce che "il boccino è nelle mani del Pd". La priorità resta però la legge elettorale, chiude Toti: abolire il Senato prima di varare l'Italicum è rischioso, perchè l'importante è "mettere l'Italia in condizioni di poter votare".
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