Dalla polvere dello scandalo alla terra del podere. C'è sempre una seconda possibilità per tutti, il Trota non ha nessuna voglia di sbattere via anche questa. L'ha promesso a suo padre, cui potrebbe pure tenere il broncio, visto il soprannome che gli ha rifilato, denso di significati e purtroppo anche di infinite ironie. Ma a un padre come Umberto si resta sempre obbedienti e fedeli, cascasse il mondo. Al giovane Renzo è cascato in testa l'universo per i noti motivi, per quel malinteso senso del servizio politico a base di belle macchine, belle donne, belle feste e belle mance. Così, nella seconda vita ha scelto itinerari tutti diversi, che portano agli estremi confini d'Italia, direzione Svizzera. Brenta, Valcuvia, vicino all'avita Gemonio. Qui, con il fratello minore Roberto Libertà, Renzo manda avanti un'impresa ambiziosa, vista l'aria che tira: allevamento di capre, qualche asino, frutti di bosco. Due cascine, un bosco, un pascolo. La proprietà è della madre Manuela, acquistata nel 2011 per 450mila euro. Facile, direbbero certi contadini che non hanno mai avuto un metro proprio, cominciare con le proprietà di mamma. Ma bisogna subito specificare che l'aiutino finisce subito qui. Stavolta il Trota lavora sul serio.
Il Secolo XIX lo ritrae in una bella foto accanto a un magnifico asino: soltanto pochi mesi fa, visto il disastro combinato, non sarebbe suonato scandaloso specificare che Renzo è quello a destra. Adesso è diverso. Adesso Renzo si è dimesso da asino, e forse anche da Trota. Cerca tra fango e letame la pulizia che aveva smarrito nella grande politica. Alla sera le mani sono sporche, ma l'animo è leggero. Torna nel bilocale di Melegnano, altra casa e altra cosa rispetto al nido chic in zona Brera, e va a dormire presto, schiantato dalla fatica, libero dai pensieri. Al suo fianco c'è ancora Flavia Baldi, la soubrette dei bei tempi e del bel mondo, che però non l'ha abbandonato al momento del crollo, questo per dire come in ogni persona e in ogni storia si nascondano sempre profondità ignote, e nessuno dovrebbe mai sentirsi in diritto di emettere sentenze.
«Ho voglia di stare all'aria aperta, di ricominciare in un altro modo. Certo è molto dura, ma ho ritrovato la serenità. La politica? Si può fare anche nei bar, non c'è bisogno di avere una carica». Così Renzo Due, che un giorno o l'altro riuscirà forse a scrollarsi di dosso anche l'odioso soprannome di Trota, considerando interrotta drasticamente la carriera di delfino. Oggi caso mai è Cincinnato, con tutto il realismo e anche con tutto l'orgoglio del ruolo. Non c'è come conoscere di persona la fatica del lavoro agricolo, godersi le brume dell'alba e i cicli delle stagioni, pesare i primi prodotti della propria impresa per comprendere che c'è dell'altro, nella vita.
Bisogna solo vedere quanto dura. Come dura. Difficilmente però potrà andare peggio che in politica.
Restituendo queste due braccia all'agricoltura, Renzo acquisisce da subito almeno il diritto al rispetto. La sua scelta, dura e callosa, ha la piena dignità dell'esempio. Sono tanti quelli che dovrebbero seguirlo tra gli asini. C'è tutto da imparare, gli asini sono gente seria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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