Palestina o Israele? La sinistra è spaccata

Da vent'anni il centrosinistra italiano si divide sul conflitto israelo-palestinese. Sono almeno tre le mozioni che vengono presentate dalla sinistra quando si tratta di votare su questo tema

Palestina o Israele? La sinistra è spaccata
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Con Israele o con la Palestina? Il Pd, stavolta, nonostante i mugugni, sembra intenzionato a voler sostenere Israele, ma sul conflitto mediorientale la sinistra italiana continua a dividersi come ha sempre fatto.

Mentre il centrodestra ha presentato una mozione unitaria, le opposizioni si sono divise in tre tronconi. Pd, M5S e Verdi-Sinistra Italiana chiedevano che l’Italia si adoperasse per la fine del conflitto e che riaffermasse il principio di 'due popoli due Stati'. La mozione del Terzo Polo era volta a “garantire a Israele il diritto di esistere e difendersi nel rispetto del diritto internazionale umanitario e mettere in campo ogni sforzo per ricostruire processo di pace", mentre quella di +Europa, oltre al sostegno ad Israele, parlava esplicitamente di cooperare per “il disarmo e la disarticolazione dell’organizzazione terroristica di Hamas".

Un precedente molto significativo risale al 2015, quando alla segreteria del Pd c’era Matteo Renzi e alla guida di Palazzo Chigi c’era Paolo Gentiloni. Quello fu un momento cruciale perché in Parlamento arrivarono due diverse risoluzioni che avevano come obiettivo il riconoscimento dello Stato della Palestina. Da una parte Pd, Psi e Per l’Italia (centristi), dall’altra Area popolare (gli alfaniani) e Scelta civica (i montiani) e, come terzo incomodo c’era Sel che, all’epoca, era all’opposizione. Le mozioni della maggioranza furono approvate entrambe. Quella del Pd sosteneva la creazione dello Stato palestinese, mentre quella dei montiani e degli alfaniani anteponeva la ripresa del dialogo di pace tra le due fazioni come condizione per la nascita della Palestina. Una mossa che all’epoca causò l’irritazione di Gerusalemme: “È chiaro che qualsiasi riconoscimento prematuro – fu la posizione dell’ambasciata israeliana a Roma - non farebbe altro che incoraggiare i palestinesi a non ritornare ai negoziati con Israele e allontanerebbe ulteriormente le possibilità di una pace”.

Ma già l’anno precedente Fabrizio Rondolino mise in evidenza, sul quotidiano Europa, come la stampa italiana ma anche la sinistra facesse il gioco di Hamas. “Ed è un problema drammatico perché la sinistra italiana ha purtroppo una lunga tradizione antioccidentale. Alla fine, il vero rimprovero che viene mosso a Israele è di essere uno stato democratico, e amico degli Usa”, spiegò il giornalista nel corso di un’intervista in cui descriveva la sinistra come “ammalata di terzomondismo, disposta a sostenere le cause dei peggiori dittatori, in odio a noi stessi, alla civiltà occidentale, alle ragioni della libertà e della convivenza civile”. Volendo fare un ulteriore passo indietro nel tempo non si può dimenticare l’episodio del 2006 quando i principali esponenti politici di allora si ritrovarono davanti alla Sinagoga di Roma per una veglia di solidarietà al loro Paese e, in contemporanea, l’estrema sinistra scese in piazza a sostegno della causa palestinese. Ma non solo.

Francesco Rutelli venne fischiato per aver detto che “la reazione di Israele non è stata proporzionata”, mentre il grande assente della veglia bipartisan pro-Israele fu l’allora ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. Insomma, a sinistra si litiga da vent’anni sul conflitto israelo-palestinese…

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