Tutte le (pericolose) intemerate di Landini

Il segretario della CGIL fomenta le piazze e usa parole violente, ma non è una novità

Tutte le (pericolose) intemerate di Landini
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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari, pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Dalla “rivolta sociale” a “rivoltiamo il Paese come un guanto”, il capo del sindacato rosso Maurizio Landini non si placa, anzi rilancia. Infischiandosene delle conseguenze, dei disordini e delle violente manifestazioni ormai a cadenza settimanale in giro per le piazze italiane. “Non siamo violenti” dice a favore di telecamere a chi lo interroga sulle proteste e le aggressioni ai danni degli agenti della polizia. “Le nostre manifestazioni sono pacifiche” dice lui con tono pacato e sornione. È evidente che il segretario della Cgil faccia finta di non capire. Come può ignorare il fatto che le sue intemerate, le sue parole - ripetute più volte in questo ultimo periodo - alimentano l’odio e aizzano la folla contro il governo?

Le parole hanno un peso e, prima di pronunciarle, bisogna ponderarle. Pesarle. Soprattutto se si è a capo del primo sindacato italiano con un ruolo di grande responsabilità. In questa puntata de La Buvette le abbiamo collezionate solo per voi, una dietro l’altra. Non perdetevele, vi assicuro che da questa puntata emerge tutta la rabbia di Maurizio Landini. Il segretario rosso è abituato a colpire i governi di destra o centristi. Nel suo mirino non solo Giorgia Meloni, ma in passato anche Matteo Renzi. Nel 2014 le parole contro l’allora Presidente del Consiglio erano feroci, forse tanto quanto quelle pronunciate oggi contro Giorgia Meloni. Insomma, Landini non perde l’abitudine di azzannare “l’avversario”- sì, perché è stato lui stesso a dirlo: è una battaglia politica.

ASCOLTA IL PODCAST E LE DURE PAROLE DI MAURIZIO LANDINI

Peccato, però, che Landini non usi la stessa fermezza e/o violenza verbale contro quelle multinazionali che, in barba ai lavoratori, incassano profitti milionari licenziando e mandando in cassa integrazione (ovvero a spese nostre) i lavoratori. Chissà perché. In questo gioco fatto di non collaborazione e opposizione politica il segretario sembra come quei bambini che tirano la pietra e nascondono la mano. Invito alla rivolta sì, ma senza prendersi la responsabilità.

Nonostante sia lui ad accendere la miccia delle piazze italiane e a legittimare i facinorosi che, guarda un po’, non aspettavano altro. mentre lui urla Elly se la ride, sicura di non finire mai nel mirino di Maurizio Landini.

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