Con tutti i guai che ci sono il Pd pensa a Mussolini

C'è da approvare il rendiconto di gestione e decidere su prestiti alle imprese. Ma a Varese la sinistra ha un'altra priorità: togliere la cittadinanza al Duce

Una foto d'archivio di Benito Mussolini
Una foto d'archivio di Benito Mussolini

Varese - Ci sarebbero mille cose da dire, da fare. Per il verde (se si vuole continuare a sembrare la "città- giardino") per la qualità della vita, per gli abitanti. Ma basta una mozione. Una mozione scritta intingendo la penna nell'inchiostro rinsecchito di novant'anni fa per fermare una città e un consiglio comunale. E costringere un consiglio comunale e una città a discutere di un non problema. Quello di revocare o meno la cittadinanza onoraria attribuita a Benito Mussolini il 20 Maggio del 1924. Avete letto bene e non siete su «Scherzi a parte». E'accaduto davvero, ieri sera, nell'aula di palazzo Estense, Varese, Italia. É accaduto davvero per colpa o, per merito, sarebbe meglio dire, visto che lo scopo, immaginiamo, era quello di conquistare un po' di visibilità e qualche titolo sui giornali, del consigliere comunale del Pd, Luca Conte, fino all'altro ieri diligentemente alle prese in commissione con i problemi più concreti della spending review.
Poi l'ideona. Che l'ha subito proiettato assieme agli altri sei piddini presenti in consiglio comunale nell'orbita mediatica nazionale: tornare indietro di 89 anni e cancellare con un colpo di spugna ciò che i suoi concittadini e colleghi di consiglio comunale fecero nella seduta del 20 Maggio 1924: riconoscere il peso del Duce nella storia di Varese. «Un'uscita infelice che non mi sarei aspettato da uno come Luca Conte - commenta amareggiato Ciro Grassia, capogruppo del Pdl in consiglio comunale - purtroppo il Pd dimostra anche a Varese tutte le sue divisioni, il suo momento di sbandamento e la sua lontananza dai problemi reali della città e dei suoi abitanti. Avevo deciso di lasciare libertà di voto ai miei colleghi di partito, perché ciascuno si sentisse libero di votare secondo la propria coscienza: ma personalmente non ho mai avuto dubbi. Non si poteva approvare una simile mozione, rinnegare la storia e anche coprirsi un po' di grottesco, ammettiamolo, appigliandosi ad un riconoscimento attribuito quasi un secolo fa. Sono in consiglio comunale da 12 anni e non mi era mai capitato di confrontarmi con un finto problema come questo».
Caustico anche Ignazio La Russa, che ricalca con i toni una nota diffida dalla Costituente varesina di Fratelli d'Italia: «Il Pd di Varese con quasi 90 anni di ritardo prova ad arrivare laddove nemmeno erano giunti nel dopoguerra quelli che il fascismo lo avevano combattuto davvero e non dagli scranni comodi dei partiti al Comune: togliere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Premesso che l'architettura e la storia della nascita della provincia di Varese è legata indissolubilmente alla figura di Mussolini, e che la storia non si riscrive, mi domando quando queste persone cominceranno ad occuparsi delle priorità del territorio e la smetteranno con le dietrologie che non portano benefici ai cittadini e che servono solo a rinfocolare vecchi conflitti».
Fatto sta che all'ordine del giorno del consiglio comunale di ieri sera, apertosi alle 20,45, dopo l'approvazione del rendiconto di gestione dell'amministrazione comunale per l'esercizio 2012, seguito dall'individuazione degli organismi collegiali e dalle modifiche al regolamento per la tutela del decoro urbano e dell'igiene ambientale e dopo la mozione presentata dal consigliere Nicoletti (Movimento libero) per stipulare una convenzione con una banca per poter erogare prestiti a soggetti indigenti o a piccole attività commerciali in difficoltà, tenendo a garanzia il capitale finanziario messo a disposizione dal Comune.

E dopo ancora la mozione presentata del consigliere Cammarata (Movimento 5 stelle) per favorire nuove installazioni di casette dell'acqua nel Comune si è arrivati al sesto e ultimo punto: la mozione presentata in data 25/10/2012 dal consigliere Conte (Partito democratico) per chiedere la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. E a quel punto Francesco III d'Este, duca di Modena e governatore della Lombardia austriaca che a questo palazzo diede il nome, soggiornandovi nel 1755, decise, sconcertato, di traslocare.

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