"Cessate il fuoco ovunque". È questo lo slogan scelto dall'Anpi di Milano per la Festa della Liberazione che ha mandato su tutte le furie sia la comunità ucraina sia quella ebraica. Entrambe sembrano intenzionate a non partecipare al corteo del prossimo 25 aprile.
“Se avessimo chiesto ai partigiani o agli alleati il cessate il fuoco durante la seconda guerra mondiale, oggi avremmo un’Italia diversa”, dice all'HuffPost Kateryna Sadilova, membro della comunità ucraina milanese, una delle quattro firmatarie di una nota critica nei confronti dell'Anpi. Lo slogan scelto dall'associazione dei partigiani non piace perché, come spiega Sadilova, mette "sullo stesso piano l’invasore e l’invaso”. In questi giorni i rappresentanti della comunità ucraina hanno espresso il loro dissenso anche nel corso di un incontro con il referente dell’Anpi milanese, Primo Minelli: “Abbiamo proposto varie alternative. Tra queste, ad esempio, - spiega Sadilova - l’aggiunta di una frase in cui si spiegasse che sono i paesi aggressori a dover smettere di bombardare, uccidere, torturare”. L'Anpi, però, sarebbe rimasta ferma sulle sue posizioni ritendendo che lo slogan sia valido per tutti i conflitti del mondo e non si riferisce esclusivamente alla guerra in Ucraina o in Palestina. “Sono stati irremovibili”, riferiscono gli ucraini che nei prossimi giorni vedranno i rappresentanti della comunità ebraica per prendere una decisione congiunta.
L'Anpi milanese, che si riunirà di nuovo il prossimo 15 aprile, non sembra intenzionato a modificare lo slogan e aumenta, quindi, la possibilità che gli ucraini non partecipino. “Cessate il fuoco ovunque non è sinonimo di una pace giusta, ma di una pace vigliacca, che non vede ciò che fanno gli aggressori. La parola pace è sempre bella, ma bisogna vedere cosa c’è dietro", dice ancora Sadilova che si chiede:"Come lo spiego a mia madre che sta a Kiev e corre di continuo nei rifugi, e a tutti i nostri connazionali sotto le bombe, che partecipiamo a una manifestazione con quello slogan?”.
Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, che dice: "Io credo che quello scelto sia uno slogan assolutamente tranquillo e che ha senso. Sarebbe un peccato se ci fossero divisioni, ma più che pregare tutti di tornare ai valori del 25 aprile e di non avere tra di noi divisioni, non so più cosa fare".
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