Il fatto è che unire il fronte dei moderati, da esigenza è diventata emergenza. Al guanto di sfida lanciato ieri da Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini ha risposto contrapponendo il gelo. Non si fida di Silvio Berlusconi, va ripetendo, che «ci ha abituati alle giravolte ».In realtà,il leader Udc non considera il segretario del Pdl un interlocutore abbastanza certo sulle mosse del Cavaliere. Ma ieri Casini non ha liquidato la questione con il solito disprezzo. Il perché sta nei numeri. L’ultimo sondaggio diffuso ieri da Enrico Mentana dice che il Pdl viaggia su un pericoloso 18,1 %, tallonato dai grillini al 17,8% (mentre un sondaggio Ipr dà addirittura il M5S al 16,5% e il Pdl al 14,5%). Ma il quadro è a tinte fosche anche per i centristi: l’Udc scende al 6,3% e viene superata dalla Lega, al 6,4%.
Una rilevazione choc che potrebbe costringere i moderati a sedersi a un tavolo e cambiare schema di gioco. Con due preoccupazioni: il grillismo che avanza, e che in Parlamento potrebbe impedire al vincitore di governare, soprattutto al Senato. Ma soprattutto l’Udc non capta i voti in uscita dal Pdl, che vanno appunto ai Cinque Stelle. Senza contare che Maroni al Nord sta giocando una partita ad includendum . Aprendo non solo a Giulio Tremonti: «Siamo liberali e federalisti: le visioni simili alla nostra sono le benvenute e le approfondiremo, tanto più quella di Tremonti». Ma anche arruolando tutti sindaci delle liste civiche, oggi per la battaglia contro il patto di stabilità, domani nel tentativo di riorientarne il bacino elettorale.
Urge correre ai ripari e Casini lo sa. Del resto, ancora secondo il sondaggio Emg , se gli italiani potessero scegliere il premier, il 20% indicherebbe Monti, il 12% Renzi, l’11% Bersani e il 10% Berlusconi. Grillo è al 5%; Vendola, Alfano e Montezemolo al 4% ciascuno; Casini, Fini, Di Pietro e Maroni al 3%; Marcegaglia al 2% e Passera all’1%. Con buona pace, insomma, dei molti entusiasmi di questi tempi.
Non è stato solo questo, comunque, a far decidere Alfano a scoprire le carte sul cavaliere. Nel Pdl raccontano di un colloquio tra il segretario e l’ex premier, con Alfano a lamentare di essere indebolito dalla guerriglia interna, e a chiedere a Berlusconi di frenare chi nel partito spara contro lo stato maggiore, dagli azzurri della prima ora all’ala rosa che si ispira allo «spirito del ’94». Berlusconi avrebbe ripetuto l’intenzione,che va sostenendo in privato da tempo, di farsi da parte in nome del montismo e dell’unità dei moderati. Autorizzando Alfano, senza troppo entusiasmo, a sondare gli umori di Casini. Il leader centrista ha risposto «vedo», come a Poker.
Ma il solo dibattito sulla questione potrebbe avere due conseguenze: far ricadere sull’Udc la mancata unità dei moderati. E accelerare l’uscita dal partito degli ex An.
Una svolta montiana- anche se ieri Alfano sul Monti bis è stato cauto - insieme all’imminente appuntamento del Ppe, indicato da Frattini come tappa decisiva per il dialogo tra Casini e Alfano, potrebbero infatti accentuare le tensioni interne. La questione è, di nuovo, sul tavolo di Berlusconi, che di ritorno dal viaggio a Mosca, con ogni probabilità convocherà il Pdl. Per ragionare sul come superarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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