Ultimatum del Pd a Letta: "Serve un cambio o si muore"

Renzi avverte il premier: "Riforme e rimpasto". Ma alla segreteria piddì il rimpasto non basta: "Serve un cambio"

Ultimatum del Pd a Letta: "Serve un cambio o si muore"

L'assalto alla presidenza del Consiglio è iniziato. Nelle ultime ore Palazzo Chgi è finito sotto il fuoco incrociato delle truppe democratiche. Il pasticciaccio sul decreto "salva-Roma", prima approvato, poi ritirato e infine copiato e incollato nel Milleproroghe, ha minato e non poco la credibilità dell'esecutivo. Se da una parte il capo dello Stato Giorgio Napolitano è disposto a graziare il premier Enrico Letta, il neo segretario piddì Matteo Renzi non è disposto a mollare di un millimetro: non solo vuole vedere approdare in parlamento, nel più breve tempo possibile, le riforme promesse, ma pretende anche un rimpasto di governo. Ma una nuova squadra di ministri che dia il segno del cambiamento non è abbastanza per una buona fetta democrat. "Questo Pd non può permettersi questo governo e i suoi errori - tuona Davide Faraone, responsabile Welfare nella squadra dell'ex rottamatore - non basta un ritocco, un 'rimpasto', o si cambia radicalmente o si muore".

A Palazzo Chgi tira una brutta aria. I vertici del Pd hanno deciso di non lasciare più margine d'azione al premier e al governo. E nell'aria l'ipotesi delle elezioni anticipate sembra farsi via via più concreto. A guidare le fila nell'assalto a Letta c'è Renzi che, da quando ha preso in mano il timone del Partito democratico, ha iniziato a far salire l'intensità del pressing su Palazzo Chgi e Quirinale. "I tre milioni di persone che hanno votato alle primarie mi hanno dato un mandato in nome del cambiamento e dell'efficienza della politica - ha messo in chiaro il segretario piddì - il pasticcio del 'salva Roma' va in un'altra direzione". Proprio per questo nel patto di governo, che sarà siglato entro il 15, dovranno confluire la riforma della legge elettorale, l'abolizione del Senato, il job act e le misure a sostegno della cultura. Ma, secondo una ricostruzione fatta da Repubblica, le riforme non sono sufficienti a tenere in vita l'esecutivo. "Il tema del rimpasto esiste eccome - ha continuato Renzi - solo che non voglio essere io a proporlo". Dalla sua avrebbe anche l'ex premier Mario Monti che, nelle ultime ore, avrebbe chiesto un riequilibrio dei ministri.

Un semplice rimpasto non sembra accontentare tutto il Pd. C'è chi chiede qualcosa di più, un vero e proprio "cambio di rotta". Farone, per esempio è su tutte le furie. Elenca gli errori e le figuracce del governo: "Dal giorno dell’elezione del nuovo segretario ad oggi viene fuori un filotto impressionante: una legge di stabilità di 'galleggiamento', le slot machine, gli affitti d’oro, il provvedimento su Roma capitale". E ancora: "Si nominano nuovi prefetti, portati a 207 quando le prefetture sono la metà, si 'abbonano' 400 milioni a Roma quando tutti i comuni soffrono". E poi i fondi europei parcellizzati per il Sud Italia e per far fronte all'emergenza lavoro senza alcuna strategia, con il solo obiettivo di non perderli. O, infine, le deroghe al patto di stabilità per i Comuni non virtuosi. Insomma, da via del Nazareno il governo Letta-Alfano è un fallimento a 360 gradi.

In caso di un riequilibrio dei ministri, i primi a rischiare sarebbero due ex montiani. "Ci sono due rappresentanti centristi nell'esecutivo, Mauro e D'Alia - è il ragionamento dei renziani - dopo la loro scissione, entrambi stanno con Casini. Non va bene". In realrà le poltrone traballanti sono molte di più. Come ricostruisce Libero, il sindaco di Firenze vuole la testa del ministro del Lavoro Enrico Giovannini e del Guardasigilli Annamaria Cancellieri.

All'interno del Pd, invece, c'è chi preme per far saltare i ministri che rispondono ad Angelino Alfano. Il Nuovo centrodestra occupa cinque poltrone di governo. "Sono troppi - mormorano in via del Nazareno - considerata la scissione del Pdl". A gennaio, la resa dei conti.

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