Vedere perdere una causa giusta perché difesa con le ragioni sbagliate genera imbarazzo. Vedere vincere quella sbagliata con gli argomenti giusti, rabbia.
Chi ha visto, l'altra sera, a Quarta Repubblica, il confronto televisivo sull'allarme climatico (e possibili soluzioni) fra una giovane ambientalista di Ultima generazione e l'ultimo boiardo di Stato Chicco Testa, ha provato, crediamo, sia imbarazzo che rabbia. Senza dire nulla, Chicco Testa alla fine ha fatto la figura di Napoleone ad Austerlitz, mentre la ragazza, che voleva dire tutto, sembrava Bonaparte a Waterloo.
Decisa, sicura di sedere dalla parte del Bene, e totalmente impreparata in materia, l'attivista green, chiudendo il cerchio dell'operazione antipatia che gli ecologisti hanno aperto con i blocchi stradali, parlava per slogan, piena di sé e di ideologia, tra l'analfabetismo e il fanatico. Un upgrade delle Sardine addestrate alla retorica di Elly Schlein. Il nulla, ma detto male.
Il mega manager Chicco Testa, invece, già segretario di Legambiente, deputato per il Pci e il Pds (quando al referendum votò contro le centrali nucleari), poi arrivato ai vertici dell'Enel, quindi riconvertito alla crescita felice,
spiccava per paternalismo e arroganza. Fra sorrisi di sufficienza e luoghi comuni alla fine ha detto ancora meno, ma meglio.L'Ultima generazione non sta iniziando bene. Ma è anche vero che quella precedente sta finendo peggio.
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