nostro inviato a Saint Ives
«Ho passato gli ultimi tre anni a preparare questo momento». Nigel Farage, il leader del Partito per l'indipendenza del Regno Unito, è determinato, e tra un sorriso affabile e una battuta tagliente affronta qualsiasi tema a viso aperto. «Le prossime elezioni rappresentano l'ultima chance per gli inglesi di gettarsi alle spalle i vecchi partiti politici». Dove vuole arrivare è semplice: portar il Regno Unito fuori dall'Unione europea. E per farlo è disposto a tutto. Anche a farsi qualche nemico: «I bulletti di Bruxelles hanno deposto Berlusconi per sostituirlo il non eletto Mario Monti. Con me non riusciranno a fare lo stesso».
Fuori dalla Burgess Hall di Saint Ives, in Cornovaglia, in centinaia si accalcano per sentirlo parlare nell'ultima tappa di un tour che venerdì si è concluso nel Cambridgeshire, roccaforte del suo UK Independence Party. Prima dell'intervista si rilassa con una Guinness e si fuma una sigaretta con Paul Sykes, uomo d'affari e unico grande finanziatore del partito.
Allora, mister Farage, tutti i sondaggi vi danno in testa. Cosa è successo?
«I partiti tradizionali hanno perso contatto con la gente. Siamo una nazione molto aperta, abbiamo commerciato sempre a livello globale, siamo sempre stati molto accoglienti verso tutte le culture straniere. Sotto molti aspetti, più di molti altri Paesi d'Europa».
Ma...
«Ma si arriva a un punto di rottura quando una cosa chiamata Unione europa inizia a scrivere la maggior parte delle tue leggi e finisce per essere una porta aperta per 485 milioni di persone. A quel punto non c'è più nulla da fare».
Un messaggio radicale.
«Il nostro messaggio non è radicale o estremista. È solo buon senso. Spetta solo agli inglesi di occuparsi di temi tanto importanti come l'immigrazione».
Lei crede davvero che il Regno Unito uscirà dalla Ue?
«Certo».
Quando?
«Non lo so. Ma sento che avverrà presto».
Quando Berlusconi ipotizzò che l'Italia uscisse dall'euro, la Merkel e Sarkozy lo portarono alle dimissioni facendo leva sullo spread. Non teme di poter cadere vittima dello stesso complotto?
«Non saprei... Qualunque cosa se ne possa pensare, Berlusconi è stato presidente del Consiglio per molto tempo garantendo alla politica italiana una certa continuità. Per i bulletti di Bruxelles che poi hanno messo al suo posto un loro uomo, il non eletto Mario Monti, è stato sconvolgente».
E Renzi?
«Mi pare che sia la stessa operazione. Se fossi un elettore italiano sarei molto arrabbiato...»
Perché non farà alleanze con il Front National?
«Penso che un'alleanza con Marine Le Pen, che pure ha talento, non si adatterebbe al nostro modo di fare politica».
Di sicuro sull'immigrazione vi trovereste d'accordo. Che soluzioni propone?
«Beh, la prima cosa è non avere le porte aperte».
Ci spieghi meglio.
«L'Eurozona è in una crisi così grave che non riuscirà a sostenere le probabili imponenti ondate migratorie. Dobbiamo tornare a controllare le nostre frontiere. Dobbiamo poter dire agli europei meridionali e orientali: Se hai una qualifica professionale che ci serve, ti daremo un lavoro, ma non possiamo darti subito tutti i benefici del Welfare. Non abbiamo i posti nelle scuole per i tuoi bimbi».
Alcuni anni fa ebbe un incidente aereo e si parlò di complotto. Chi potrebbe essere interessato a farla sparire dalla politica?
Scoppia a ridere. «Quasi tutti. Comunque, sono stato molto fortunato. E non me ne vado».
In Italia è diventato famoso quando ha distrutto Van Rompuy. Non oso immaginare cosa possa pensare di Schulz e Juncker...
«Sono entrambi eurofanatici, ma Schulz si esprime in un modo piuttosto aggressivo e arrabbiato. Per questo spero che vinca Scuhlz. Credo che il peggio sia il meglio. Più aggressivo lo abbiamo, più il popolo britannico gli si rivolterà contro».
Conosce Grillo?
«Non l'ho mai incontrato, ma guardo con grande interesse quello che fa. Sospetto che dietro Grillo ci sia molto di più che una protesta».
Pensa di poter fare qualcosa insieme con lui in Europa?
«Non lo so. Adesso dobbiamo concentrarci sulle prossime tre settimane. Poi andremo a Bruxelles, ci prenderemo una tazza di caffè e ne parleremo».
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