La vecchiaia velenosa di un'antifemminista

Pur di stroncare la Presidente del Consiglio, fingendo naturalmente di onorarla nella classifica delle signore dell’anno de la Repubblica delle Donne, la giornalista brandisce tutti i luoghi comuni invisi da sempre a se stessa e a tutte le compagne militanti della sua generazione

La vecchiaia velenosa di un'antifemminista
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Arrivare in fondo al 2024 ci è servito se non altro a scoprire che, per il fastidio nei confronti di Giorgia Meloni, quell’armigera popstar di Natalia Aspesi è diventata diversamente femminista. Pur di stroncare la Presidente del Consiglio, fingendo naturalmente di onorarla nella classifica delle signore dell’anno de la Repubblica delle Donne, la giornalista brandisce tutti i luoghi comuni invisi da sempre a se stessa e a tutte le compagne militanti della sua generazione. Rinfaccia quindi alla premier i segni dell’età sospettosamente invisibili, il fatto che si vesta male, anzi malissimo, l’incomprensibile circostanza che su di lei non si sia mai posato «uno sguardo lubrico maschile o altro».

Conclude il ritratto augurandosi che Giorgia, per la quale non serve il cognome, si innamori prima o poi «di uno di quei potenti che la circondano» (o almeno di uno jihadista) e sparisca per sempre di scena. La Meloni, alla Aspesi, fa venire i brividi «come fosse il Fantasma dell’Opera di cui abbiamo quasi paura, quella che ormai non ha proprio voglia di andarsene, quella che ormai ci resta sul gobbo e invecchierà lì...». Sull’invecchiare l’opinionista insiste parecchio e finisce col solleticare involontariamente il comico quando lei, novantacinquenne, ricorda a Giorgia (notoriamente una delle politiche più giovani del panorama italiano) che a gennaio compirà quarantotto anni e che ai suoi tempi (quelli della Aspesi) le donne di quell’età erano considerate già di mezza età.

Ma è l’unico punto in cui si inclini alla tenerezza.

Per il resto è troppo astiosa. Principalmente perché lo smagliante intuito in anticipo sui tempi di una ragazza della Garbatella l’ha portata ad essere «la prima donna a prendersi l’ambito ruolo che tutti si immaginavano di sinistra». Imperdonabile. Malgrado le carenze stilistiche delle quali la accusa (per essere correttamente di sinistra bisogna essere naturalmente alto borghesi) quel posto «predestinato» se lo è preso lei: Giorgia, madre, cristiana e di destra. Se lo è preso senza immergersi nello sciroppo vischioso del «solito potere» e malgrado secondo la Aspesi - si sia circondata solo di gente sbagliata: «dal bel giovane molto grazioso» (l’ex compagno Giambruno) a Lollobrigida (l’ex cognato). Almeno si fosse presa come ministro «uno bravo e che ha studiato come Pietrangelo Buttafuoco che ha anche nominato una bella ragazza nera che viene dal Camerun prima curatrice africana della Biennale Arte».

E già, perché Buttafuoco è bravissimo davvero, ma la Sinistra ha sempre bisogno di sventolare un «destro» alla Destra per dimostrare che non è un fatto ideologico. Fosse stato Buttafuoco ministro, avrebbero chiesto perché non un altro illuminato oppositore della loro ideologia. La stessa che li fa essere in lotta e insoddisfatti da tutta la vita

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