Venite in Eatalya!

La nuova iniziativa di Farinetti e il messaggio sull'immigrazione nello spot

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Non ci ricordiamo più se la pubblicità è l'anima del commercio o se la propaganda è il corpo della politica. Mah... Ci pensavamo ieri, quando abbiamo visto il nuovo spot - non sappiamo dire se più brutto o più demagogico - di «Grand Tour Italia» di Oscar Farinetti, praticamente la stessa cosa di «FICO», il parco agroalimentare che è fallito, ma con un altro nome, che finirà allo stesso modo. Domanda: ma chi ha voglia di chiudersi in un capannone industriale alla periferia di Bologna, di fianco a un grande centro commerciale, per mangiare le stesse cose che trova da Eataly, in centro a Milano, coi tavolini all'aperto?

Comunque lo spot è come si dice «emozionale». Nel senso che è una grande boiata. C'è un romagnolo, interpretato da Patrizio Roversi (bianco, benestante, pieno di sensi di colpa) seduto a tavola con un giovane straniero (di colore, povero, pieno di speranze). Il primo dice, con accento bolognese: «Che fortuna vivere in Italia, e chi ha avuto tanta fortuna deve farsela perdonare!». E il secondo, con accento africano: «Andiamo a mangiare i dordellinihh!». Strano che gli autori non abbiano aggiunto «Sì, buana». A questo punto, parte il «Cin cin». Il bianco con un bicchiere di vino, il nero con un succo d'arancia. Giusto il cliché dei musulmani che non bevono alcol; ma perché mangiano i «dordellinihh» ripieni di carne?

Vabbè.

Capiamo il messaggio caritatevole verso i migranti («Accogliamoli tutti»), ci infastidisce l'approccio razzista verso il «bovero negro» («Ti facciamo la carità»).

E per il resto, «Grand Tour Italia» apre domani. L'ingresso e il parcheggio sono gratuiti. «Cin cin».

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