Viminale, Napoli: "Nessuna interferenza con Roma"

L'indagine partenopea sul prefetto Izzo non verrà spostata nella capitale. Il procuratore di Napoli smentisce quanto scritto dalla stampa

L'inchiesta relativa al prefetto Nicola Izzo resta a Napoli e non si sposta nella Capitale. È il procuratore partenopeo, Giovanni Colangelo, a chiarire quanto uscito su varie testate relative all'incontro romano con Antonio Manganelli e a negare la possibilità di una nuova sede per la vicenda del "corvo" del Viminale.

L'esposto anonimo sul prefetto Izzo, che ieri aveva consegnato le sue dimissioni, non accettate dal ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, non influenzerà in alcun modo l'altra inchiesta, quella napoletana, "nella quale lo stesso Izzo è coinvolto". Oggi ha confermato le sue dimissioni.

Quelle riportate dalla stampa - scrive Colangelo - sono "inesattezze". "La procura di Roma non ci ha chiesto atti e la possibilità che l’inchiesta sul Centro elaborazione dati della polizia vada nella capitale non è neppure balenata. Con il collega Pignatone e i suoi collaboratori c’è un continuo scambio di informazioni all’insegna del reciproco rispetto, in questa come in tutte le indagini. L’incontro con Manganelli, nel corso del quale non si è discusso del contenuto delle indagini, è stato enfatizzato oltre misura".

L'inchiesta sul Cen riguarda un appalto del 2010 e si riferisce al trasferimento del centro elaborazione dati da via conte della Cerra a una caserma nel

parco di Capodimonte. Sia Izzo che il prefetto Giovanna Iurato sono indagati per turbativa d'asta. L'ipotesi è che l'appalto sia avvenuto in maniera irregolare e che le apparecchiature del centro si siano rivelate obsolete.

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