Caro Lorenzo,
ogni occasione è buona, per una opposizione in crisi e priva di argomenti e argomentazioni, per criminalizzare un esecutivo nonché una maggioranza la quale costantemente dimostra di avere un grande rispetto dei valori democratici posti a fondamento di qualsiasi ordinamento civile e libero. La nostra premier ha, senza ambiguità e senza tentennamenti, condannato l'episodio a cui tu ti riferisci, esprimendo inoltre solidarietà al giornalista aggredito in modo tanto vile. Quindi non vedo proprio come si possa sostenere che Giorgia Meloni o i partiti della maggioranza strizzino l'occhio a quei quattro sfigati rimasti ad inneggiare al fascismo e a Mussolini, con tanto di raduni, cori, festeggiamenti, fuochi di artificio e saluti cosiddetti romani. La sinistra non rinuncia a questa narrazione, quella che considera Meloni fascista, e intende persuadere l'opinione pubblica del fatto che in Italia sussista il rischio concreto di una restaurazione del regime di Benito. Cosa che fa alquanto ridere tanto è azzardata e surreale. Ogni volta Meloni si schiera contro ogni forma di totalitarismo, ribadisce la sua insofferenza e il suo disprezzo nei riguardi di qualsiasi regime soffochi le libertà e strappi potere al popolo sovrano, ma questo non basta, non pare mai bastare. Le accuse di fascismo non cessano di arrivare da coloro i quali ritengono il fascismo ingiusto e il comunismo, invece, giusto, pur trattandosi di sistemi parimenti dittatoriali e assolutisti.
Per quanto riguarda i fatti di Torino, possiamo applicare lo stesso paradigma e riscontrare la medesima contraddizione. Che è questa, in soldoni: i terroristi rossi che hanno macellato in pochi anni centinaia di innocenti, giovanissimi, uomini delle istituzioni, magistrati, servitori dello Stato, agenti di polizia, carabinieri, sono rispettati, protetti e trattati alla stregua di eroi, pur essendosi macchiati dei suddetti crimini; invece i militanti di CasaPound, che per noi - sia chiaro - sono due cretini, sono pericolosi fascisti la cui violenza è sbagliata e deve essere arginata poiché rappresenta un rischio di deriva illiberale, come dicono la segretaria del Pd Elly Schlein e il capo dei Cinquestelle Giuseppe Conte.
Non mi spiego neppure come mai Ilaria Salis, sotto processo in Ungheria poiché accusata dei reati di lesioni aggravate e di associazione a delinquere sia stata candidata dalla sinistra alle Europee, la stessa sinistra che ora si indigna per il medesimo reato (ma in forma più lieve, ovvero qui le lesioni che si presume siano state procurate dai due militanti non hanno messo a rischio la vita delle presunta vittima, ossia del giornalista) di cui Salis è tacciata di essere stata autrice. Per coerenza, Salis allora non avrebbe mai dovuto essere candidata, se per la sinistra la violenza in politica è intollerabile, principio che condividiamo in pieno e in modo indiscutibile.
Tuttavia accade che Salis, pluricondannata con sentenze definitive che ne acclarano la colpevolezza nell'ambito di delitti violenti e che hanno a che fare con la politica e l'ideologia nonché sotto processo per i reati di lesioni aggravate e associazione a delinquere, sia elogiata, difesa e portata su un palmo di mano, mentre se a picchiare è uno di destra, ecco che la forza bruta diviene non più un
merito ma l'ennesimo motivo per puntare il dito contro il governo e sventolare lo spettro del fascismo.La violenza non ha colore politico. Ed essa deve essere disapprovata sempre, non soltanto quando alla sinistra fa comodo.
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