La vittima processata al posto dell'imputato

MilanoIn pratica è andata a finire così. Col giudice che dice «ci scusi, c'è stato un errore». Un errore che è costato un processo a un ragazzo egiziano, parte lesa in un'indagine e finito a dibattimento come imputato, a Milano (nella foto il Palazzo di Giustizia) al posto dell'imputato vero. Il quale, invece, ha fatto la parte della vittima. E solo a un anno di distanza dal rinvio a giudizio, il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere per il giovane straniero, trasmettendo gli atti in Procura e chiedendo che venga aperto un nuovo fascicolo per rimettere ogni cosa al posto giusto.
Sfortunato protagonista dell'incredibile disguido giudiziario è Mosad Emad S., 39 anni. Il 27 marzo del 2009, Mosad denuncia un altro egiziano, Hamouda S. Quest'ultimo, stando alla querela, l'aveva cacciato dalla sua casa di Milano cambiando la serratura, si era tenuto per sé i suoi effetti personali e il passaporto, l'aveva minacciato al grido di «ti ammazzo figlio di p..., sei un ladro!», e concludendo con una sonora testata in faccia che aveva procurato a Mosad una ferita che il referto medico dell'istituto clinico «Città di Milano» aveva giudicato guaribile in cinque giorni. Insomma, una piccola storia di violenza urbana come in Procura ne passano a centinaia, in cui però un pubblico ministero è inciampato commettendo un errore grossolano. E un cortocircuito che con ogni probabilità non si sarebbe mai verificato, se non si fosse trattato di due extracomunitari difesi peraltro da un paio di avvocati d'ufficio evidentemente non troppo attenti.
Ma così accade che il 22 ottobre scorso il giudice Anna Calabi, della settima sezione penale del tribunale, pronuncia la sentenza di «non luogo a procedere perché il fatto non sussiste» nei confronti di Mosad. Motivo? «Le condotte indicate nel decreto che dispone il giudizio, leggendo la denuncia querela di Mosad, erano state poste in essere da Hamouda S.» che nello stesso decreto «era indicato invece come persona offesa».
Come è stato possibile? Una svista colossale da parte del pm, che ha presentato al giudice per le udienze preliminari degli atti di indagine in cui la vittima era scambiata con il carnefice.

Un errore sanato dal tribunale, ma a quasi un anno di distanza dal rinvio a giudizio. E fortuna che Mosad era imputato - per sbaglio - a piede libero. Altrimenti avrebbe dovuto attendere in carcere che gli dicessero «scusi, ci siamo sbagliati».

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