Welfare, statali e gay: Matteo piazza le mine per tornare alle urne

Renzi alza l'asticella e propone temi che dividono la sua maggioranza. Sempre con la stessa arma: le elezioni

Welfare, statali e gay: Matteo piazza le mine per tornare alle urne

Politicamente corretto: «autista» non si può dire. Ma «egotico» o «narciso» si potrà? E «cieco» di fronte a certe sciocchezze che piovono nel suo partito, dai suoi amici, sarà pur'esso offensivo - per i non vedenti? Il problema, per chi guarda alle cose del Pd senza paraocchi, è che si trovano tracce non sempre belle, non sempre edificanti come vorrebbe (San) Matteo Renzi. E che conducono tutte alla Madre di tutte le Minacce: o si fa come dico io, o vi porto tutti alle elezioni.
Prendiamo il caso Mineo, con tutta la disistima per il giornalista vissuto tutta la carriera sotto l'ombrellone del Pci-Pds-Ds-Pd e finito, in stile sovietico, ad autoflagellarsi e chiedere scusa per la trappola in cui è caduto. Ma c'era bisogno di tutto questo ambaradan, del linciaggio politico e mediatico sul povero piccolo dissenziente? «Hai dato una sberla alle mosche», ha detto al premier il lucido Walter Tocci all'assemblea pidì. Che sia tutto «sproporzionato», tutto «una caricatura», non è sfuggito a nessuno, neppure a Civati o Fassina. Anche perché è assodato quel che il regolamento del Senato, art. 31 comma due, prevede: «Ciascun gruppo può, per un determinato disegno di legge o per una singola seduta, sostituire i propri rappresentanti in una Commissione, previa comunicazione...».

La domanda perciò dovrebbe essere un'altra: perché il capogruppo Zanda ha aspettato l'ultimo momento per sostituire Mineo, quando già erano cominciate le votazioni sui singoli emendamenti a un testo ancora «liquido», come si dice, cioè suscettibile di cambiamenti? Non è sospetta, tanta lentezza in casa della lepre? O forse si voleva proprio un «caso», un capro espiatorio, il «punirne uno per educarne cento», come lamenta uno degli autoesclusi? Renzi vuole ricompattare il partito per poter trattare con Berlusconi nelle condizioni migliori, è il ritornello che va di moda, sia tra i renziani che tra i dissenzienti (altro particolare sospetto, ma diffuso senza fare una piega dai giornalisti del coro). Anche perché il «vizietto» di alzare la voce, di bombardare (personalmente e per via mediatica) chiunque osi sollevare non una critica, ma persino un «oibò», il nostro premier l'ha già messo in mostra tante volte. Se mancano le coperture per gli ottanta euro in busta paga, è perché i funzionari di Palazzo Madama reagiscono all'abolizione del Senato. Se poi lo eccepiscono pure quelli della Camera, stanno remando in qualità di privilegiati della Casta anti-cambiamento. Si è visto che fine ha fatto chi ha provato a dire: riformiamo il Senato, ma non in questo modo («Vanno contro i milioni di elettori che ci hanno votato!», s'è alzato il coro compatto). Sciocchezze su sciocchezze. Così per il Jobs Act, così sarà per la riforma della Pubblica Amministratore.

Il «vizietto» è così sistematico da far temere che sia stato ormai eletto a sistema di governo, visto e considerato che le cose sono tante, troppe. E che è arduo farne una, figurarsi tutte assieme. La furbizia di Renzi è quella di voler tramutare ogni elemento di debolezza (tanti ce ne sono) in minaccia per ciascuno degli interlocutori. In questo senso, anche la fretta è sospetta: perché mette sotto pressione, distoglie l'attenzione dai contenuti e dai risultati effettivi, induce l'opinione pubblica a condividere il contorno (la fretta) senza occuparsi della pietanza. Un sistema che prelude, anzi allude all'ultima delle minacce, che difatti il premier tiene nel taschino, pronta per le grandi occasioni. Elezioni al termine del mandato europeo, quando quel che si è fatto e non si è fatto sarà del tutto oscurato dal picco di popolarità, da nuove sfide pressanti, magari da un po' di ripresina.

Renzi fa di ogni mina sul suo cammino un potenziale mina a proprio vantaggio. Si potrebbe dire che sembra disseminarle apposta: l'unione civile che mette in scacco il Ncd, i provvedimenti per il lavoro (Ncd e sinistra interna), la riforma del Senato e poi quella della Pa (i Palazzi e i partiti), gli interventi anti-corruzione e quelli sulla semplificazione.

Moderno kamikaze, si è coperto di esplosivi alla cintola pur di farsi largo. Usa ormai ad altezza d'uomo il suo 40,8 per cento alle Europee, così da far intendere che a marzo 2015, se qualche mina dovesse esplodere, lui prenderà l'80. Basta credergli, e si è perduti.

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