Gli intrecci per avere le slot truccate

da Roma

Al di là delle telefonate «scottanti», che mettono più o meno in imbarazzo i diretti interessati, quello che i pm di Potenza attribuiscono ad alcuni uomini di An nell’ordinanza di arresto è soprattutto il ruolo di mediazione tra il «sodalizio» che farebbe capo a Vittorio Emanuele di Savoia (capeggiato dalle famiglie dei Migliardi e dei Tancredi) e alcuni dirigenti dei Monopoli dello Stato con l’obiettivo di ottenere le licenze per piazzare in tutta Italia le slot machine truccate. Un affare miliardario, alimentato - si legge nell’ordinanza - anche con «operazioni di riciclaggio» e che si sarebbe dovuto allargare oltre i confini italiani, fino alla Bulgaria e alla Libia.
L’INTERCESSIONE

E il ruolo chiave della mediazione lo avrebbero avuto due degli uomini più vicini a Gianfranco Fini, all’epoca ministro degli Esteri e vicepremier: il suo portavoce Salvatore Sottile e il suo segretario particolare Francesco Proietti Cosimi. Scrive il gip Alberto Iannuzzi: «Il canale di cui De Luca (che secondo i magistrati sarebbe “il faccendiere” il cui “primo referente rimane sempre il Savoia”, ndr) si serve per entrare in contatto con i funzionari dei Monopoli di Stato è rappresentato da Tullio Ciccolini che (...) ricopre un ruolo di non secondario rilievo, costituendo il punto di raccordo tra De Luca e l’establishment politico-affaristico romano». Quest’ultimo, infatti, revisore dei conti del comune di Roma nonché consulente della regione Lazio, unisce alla sua avviata attività di commercialista «un’assidua militanza politica nelle file di An quale fedele collaboratore e ascoltato consigliere di Fabio Schiuma» (vicepresidente del Consiglio comunale capitolino) «per conto del quale amministra l’emittente radiofonica politica Radio Tricolore».
IL BINOMIO SOTTILE-PROIETTI

E nella «fitta rete di amicizie e contatti su cui Ciccolini può contare», si legge nell’ordinanza, «spicca la figura di Sottile». Sarebbe stato proprio il portavoce di Fini, «coinvolgendo nell’affare (...) Francesco Proietti Cosimi» a «arrivare» e «raggiungere» il «più alto dirigente dei Monopoli di Stato», il direttore generale Giorgio Tino. Al ruolo dell’allora segretario particolare del leader di An l’ordinanza del gip da un’importanza «determinante», definendolo «l’anello di congiunzione tra politici, pubblici funzionari e utenti» e dedicandogli una sorta di scheda personale.
IL COLLOQUIO SOTTILE-CICCOLINI

La dimostrazione del coinvolgimento diretto del portavoce di Fini che, scrive il gip, «non si è fatto alcuno scrupolo nel coinvolgere la vicepresidenza del Consiglio dei ministri quale organo mediatore dei suddetti illeciti», starebbe in una telefonata del 12 aprile 2005.
Sottile: «Sì?».
Ciccolini: «Ehi!».
S: «Ciao frocio!».
C: «Senti una cosa, due cose. Una, al novantanove per cento quella cosa va bene, e poi dopo mi devi dire quello che devo fare».


S: «Come al novantanove per cento, eh».
C: «E oggi pomeriggio mi danno la risposta. Poi invece l’altra. Hai chiamato i Monopoli? Col cazzo!».
S: «No. Devi aspettare giovedì perché deve farlo Checchino».
C: «Va bene».

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