Iowa, Obama scavalca Hillary

Primo colpo di scena nella corsa alle primarie democratiche. Il senatore nero supera per la prima volta la Clinton. Lo dice un sondaggio condotto nello Stato dove il 3 gennaio si apriranno le votazioni

Iowa, Obama  scavalca Hillary

Washington - Adesso forse si capisce meglio perché Hillary Clinton, dopo aver navigato con successo al sicuro, evitando di prendere posizione e riposandosi sul considerevole vantaggio sui suoi concorrenti democratici, è improvvisamente diventata un po’ più nervosetta ed è passata all’attacco, graffiando come è del resto bravissima a fare. La spiegazione, o almeno parte della spiegazione, è l’ormai imminente prima prova elettorale, il «caucus» dell’Iowa, in calendario per il 3 gennaio.

Gli ultimi sondaggi locali indicano, in contrasto con i dati su scala nazionale, un indebolimento nella posizione della Clinton, che sarebbe stata quasi raggiunta da John Edwards e addirittura sorpassata da Barak Obama. In pratica i tre principali aspiranti alla candidatura democratica per la Casa Bianca sono sullo stesso piano: 28 per cento a Obama, 26 alla Clinton, 22 a Edwards; più altri 11 al governatore del New Mexico Bill Richardson. Ma l’Iowa, come del resto il New Hampshire, lo Stato che pochi giorni dopo terrà la sua «primaria», si è fatto la fama (o la leggenda) nel mondo politico americano di uno Stato «ammazzagiganti», qualcosa di simile a quei conclavi in cui si dice che chi entra papa ne esce cardinale. Una sconfitta in questo campione rappresentativo dell’America rurale, specie se confermata nel «campione» della Nuova Inghilterra, potrebbe avere riflessi psicologici, galvanizzando colui cui riesca la doppietta e demoralizzando le schiere che seguivano il più forte.

Di qui il contrattacco di Hillary e il rifiorire di polemiche anche puntute: la Clinton, la Donna che ha Vissuto alla Casa Bianca, rinfaccia al giovane senatore di pelle nera la sua inesperienza, soprattutto in campo economico. L’avversario, invece, la attacca sui programmi, sulle idee e soprattutto sulle sue ambiguità. Gli elettori democratici (come del resto quelli repubblicani la cui gara comincerà egualmente il 3 gennaio) vorrebbero un candidato che avesse entrambe le qualità, esperienza e forza da una parte, vivacità intellettuale e idealismo dall’altra. E qui i pareri si dividono: indicano Hillary come il leader più forte (32 per cento contro il 27 di Obama) e soprattutto come il candidato che ha più possibilità di vincere (39 a 25), ma indicano in Obama colui che «capisce meglio i problemi del cittadino medio» e soprattutto «il più onesto e credibile». In queste due categorie, va notato, Hillary arriva addirittura al terzo posto, preceduta da Edwards. Obama ed Edwards, in più, hanno convinto la gente dell’Iowa che «dicono quello che pensano», mentre solo uno su due la pensa così della Clinton.

La stessa divisione c’è rispetto ai problemi più sentiti. Hillary è considerata la più adatta a portare avanti la riforma del sistema sanitario, e Obama qui è terzo. Fra i due c’è parità a proposito dell’economia, Obama prevale sull’Irak, sulla politica estera in genere e sulle garanzie costituzionali nell’era della lotta al terrorismo. C’è anche un quarto tema, l’immigrazione illegale, che non è centralissimo ma è già molto sentito nell’Iowa e in altri Stati potrebbe essere addirittura la preoccupazione numero uno. E il sondaggio rileva qui che nessuno dei tre candidati più forti ispira la massima fiducia. Il preferito è Richardson, che ha molta esperienza come governatore del New Mexico e che, nonostante il cognome, ha origini ispaniche. Nei dibattiti egli si è espresso molto chiaramente su una proposta molto discussa: se rilasciare o meno la patente di guida anche ai «clandestini»: «Io lo faccio già».

Obama è più

fermo nella richiesta di ritirare le truppe Usa da Bagdad, Hillary è più possibilista. Al punto che è il solo candidato democratico a dire che «in certi casi la sicurezza nazionale può avere precedenza sui diritti umani».

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