Come cambia il rapporti tra i produttori del food e i consumatori e quali sono i nuovi trend? A dare risposte interessanti è la ricerca Agroalimentare, falsi miti e nuove verità commissionata a Ipsos da TuttoFood, il salone internazionale dell'agroalimentare che si terrà a Fiera Milano da lunedì 8 a giovedì 11 maggio nel quartiere espositivo di Rho. Molte le conferme e le novità che emergono dal confronto fra 825 consumatori e 61 operatori, con i “desideri” e le percazioni dei primi che riguardano da vicino l'offerta più efficace che può essere proposta dai secondi.
Il dato che emerge dalla ricerca è che c'è un sostanziale allineamento fra le due “categorie” anche se le aziende hanno maggior consapevolezza dell'importanza della qualità del prodotto che finirà sulle tavole dal punto di vista delle materie prime e della sostenibilità.
Il boom dei prodotti biologici non si ferma e passa in un solo anno dal 2,5% al 3,1% del valore del carrello. E' questa per il 39% dei consumatori la categoria che aumenterà di più nei prossimi 5 anni. E una forte crescita per il 50% dei consumatori interesserà i surgelati pronti al consumo (35%) e i surgelati pronti da cuocere (28%. In aumento anche pasta (23%), prodotti a base di pesce (22%) e piatti pronti - sughi pronti (21%). Gli operatori concordano con queste ipotesi e indicano i surgelati pronti al consumo al centro delle vendite.
Continua invece il trend al ribasso per i prodotti a base di carne (35% dei consumatori) mentre sono in controtendenza i salumi affettati. Calo in vista anche per olii e grassi vegetali (24%), bevande dolci ed energy drink (21%), alcoolici (18%) e latticini o derivati del latte (16%). Tradotto, almeno in termini di aspettative e intenzioni che delineano uno scenario di stile dell'alimentazione più orientato su salute e benessere. Confermato dal trend dei prodotti senza glutine (+20,6%) e dei prodotti senza lattosio (+7,1%). Il 38% dei consumatori aprrezza, in questo campo, prodotti innovativi quelli per intolleranze e diete specifiche (38%), in forte crescita rispetto al passato. Cresce l'attenzione a radici locali (indicata dal 28% dei consumatori), sostenibilità della filiera (28%), etichette più esaustive (26%).
Per gli operatori è invece sono ritenuti più importanti, dal punto di vista dell'innovazione, i nuovi formati dei prodotti, che si lega al servizio offerto dalle aziende alimentari al consumatore finale. Due gli aspetti che detteranno la scelta degli acquisti da qui a cinque anni: il prezzo, indicato dal 56% dei consumatori e qualità, indicato dal 50%, con un consumatore su quattro che le indica entrambe. Quindi attenzione alle materie prime (44%) el paese di provenienza (44%). E qui la regionalità domina su tutto (46%) seguita da qualità delle materie prime (35%), sostenibilità e qualità della preparazione (32%), che però non possono fare a meno di un’etichettatura dettagliata (25%). Per gli operatori invece sarà la sostenibilità il vero elemento di distinzione.
Regionalità e eccellenze locali – rileva Ipsos – sono fondamentali per il made in Italy perché il nostro export agroalimentare nel 2016 ha toccato i 38,4 miliardi di euro, valore penalizzato dal fenomeno dell’Italiansounding - imitazioni e falsi alimenti made in Italy -, che produce un giro d’affari da 54miliardi di euro.
Il problema è molto chiaro sia a operatori che consumatori: il 61% di questi ultimi pensa che l’italiansounding sia molto diffuso e rappresenti un grave problema per i prodotti italiani, il 10% che potrebbe diventarlo nel prossimo futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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