Teheran - Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata alla lapidazione per adulterio, suo figlio Sajjad Qaderzadeh e l’avvocato Javid Hutan Kian "sono stati liberati". "Sakineh è stata rilasciata ieri, ma non sono ancora riuscita a parlare con lei", ha detto Mina Ahadi, presidente del Comitato internazionale contro le esecuzioni, organizzazione che ha sede in Germania. "E' una bella giornata per i diritti umani", ha subito commentato il ministro degli Esteri Franco Frattini.
Una lapidazione per adulterio La vicenda di Sakineh Mohammadi Ashtiani è iniziata quattro anni fa, quando allora 38enne è stata messa sotto processo. Il figlio e l’avvocato della donna, Sajjad Qaderzadeh e Javid Hutan Kian, sono stati arrestati il 10 ottobre dagli agenti dell’intelligence iraniana, mentre stavano rilasciando un’intervista a due giornalisti tedeschi. Della sorte dei due reporter europei non si hanno notizie. Il processo contro Sakineh prende il via nel 2006, quando la donna viene accusata di adulterio, messa in prigione a Tabriz e condannata a 99 frustate. Ma subito dopo viene accusata di avere una relazione con l’assassino di suo marito e per questo di nuovo messa sotto processo per adulterio e per complicità nell’omicidio.
Il ricorso di Sakineh Una sentenza della Corte Suprema nel 2007 condanna Sakineh alla lapidazione, ma la sua esecuzione viene rinviata in seguito alla presentazione di un ricorso. Ma a luglio il ministro degli Esteri, Manouchehr Mottaki, interviene per precisare che la sentenza non è stata sospesa ma, semplicemente, la procedura giudiziaria non è ancora conclusa. L’11 agosto Sakineh è intervistata in diretta, dal braccio della morte della prigione di Tabriz, sulla tv di stato e ammette di essere colpevole sia di adulterio che di complicità nell’omicidio del marito. Una confessione che, a detta degli attivisti e dei familiari della donna, le è stata estorta con la forza. Ma l’intervista produce un effetto boomerang, accendendo ancor di più i riflettori internazionali sul caso. In una seconda confessione alla tv di Stato, il 16 novembre, la donna ammette di essere una peccatrice.
Sotto l'attenzione pubblica La vicenda balza all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale all’inizio della scorsa primavera, quando una grande mobilitazione internazionale porta subito le autorità di Teheran a parlare di una sospensione della sentenza. Dagli Stati Uniti parte un appello di premi Nobel e star di Hollywood, dalla Francia quello della premiere dame Carla Bruni (per questo definita "prostituta" dalla stampa iraniana ultraconservatrice), dall’Italia quello di media come Aki-Adnkronos Internazional, a cui si associano politici, intellettuali e star dello sport, tra cui Francesco Totti.
Frattini: "Bella giornata per i diritti umani" "Abbiamo appreso con gioia la notizia che il Comitato Internazionale contro la lapidazione ha dato e che stiamo verificando, per scrupolo, direttamente", ha detto Frattini.
"La liberazione di Sakineh è una decisione -che merita il forte plauso e la soddisfazione di tutti - continua il titolare della Farnesina - l’Iran ha mostrato quel gesto di comprensione e clemenza che auspicavamo e lo ha fatto nell’esercizio delle proprie prerogative di Stato sovrano". "Di questo diamo atto, consapevoli che le prospettive di dialogo anche sui diritti umani con l’Iran si possano riaprire con spirito di rinnovata fiducia reciproca".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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