Irap, ecco cosa fare in attesa della sentenza Ue

Moretti (Cnr): conviene pagare e presentare ricorso

Irap, ecco cosa fare in attesa della sentenza Ue

Irap: che fare? Dopo l’ennesima bocciatura europea, e in attesa della sentenza finale della Corte di giustizia, professionisti e imprenditori si interrogano sulla strategia da seguire per ottenere gli eventuali rimborsi.
Su questo argomento abbiamo chiesto il parere di Paolo Moretti, consigliere nazionale dei ragionieri commercialisti con delega alla fiscalità. Cominciamo dall’inizio: che cosa ha stabilito esattamente l’avvocato generale della Corte di giustizia sull’Irap? «Nelle sue conclusioni - spiega Moretti - l’avvocato Christine Stix-Hackl ha sostanzialmente ribadito quanto aveva già affermato un anno fa l’avvocato generale Jacobs. E cioè che l’Irap possiede le caratteristiche essenziali dell’Iva ed è quindi un doppione, come tale vietato dal Diritto comunitario. C’è però un elemento nuovo, che potrebbe al contrario favorire lo Stato italiano nella difesa dell’Irap».
Di che si tratta? «L’avvocato Stix-Hackl - prosegue Moretti - ha disposto che il criterio per stabilire la sovrapposizione tra le due imposte, e quindi l’incompatibilità, è che il rapporto tra gli importi pagati da un campione rappresentativo di imprese a titolo di Irap e a titolo di Iva risulti sostanzialmente costante. Una verifica che dovrà essere fatta dai giudici italiani e che potrebbe concludersi con l’“assoluzione” dell’Irap».
È un’ipotesi possibile. Ma supponiamo invece che l’Irap sia definitivamente bocciata: che cosa accadrebbe? «Anche qui - sostiene Paolo Moretti - l’avvocato Stix-Hackl ha ricalcato le indicazioni del suo predecessore, che aveva chiesto di limitare nel tempo gli effetti della sentenza, compreso l’eventuale obbligo dello Stato di rimborsare l’imposta alle imprese. Gli eventuali rimborsi dovrebbero essere possibili solo dalla fine dell’esercizio tributario in cui la Corte si pronuncerà, quindi solo per il futuro, con l’eccezione dei ricorsi presentati entro il 17 marzo 2005. E nove volte su dieci la Corte accoglie le indicazioni dell’avvocato».
A questo punto, chiediamo a Moretti qual è dunque il suo consiglio. «Di versare l’imposta - risponde il presidente della Fondazione Pacioli -. L’incertezza normativa infatti non esime da tale obbligo, pena il pagamento delle sanzioni.

È opportuno però non chiudersi alcuna possibilità: quindi conviene presentare anche l’istanza di rimborso, seguita, dopo 90 giorni, dal ricorso. Con una sola eccezione». Quale? «I professionisti senza autonoma organizzazione - conclude Moretti - potrebbero anche non versare il tributo, contando sulla giurisprudenza, fino ad oggi invariabilmente favorevole».

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