Baghdad - Il tasso di affluenza alle elezioni legislative che si sono svolte ieri in Iraq ha raggiunto il 62,4%. Sebbene i primi risultati ufficiali del voto siano attesi nell’arco di pochi giorni (non prima di giovedì), la lista del premier Nuri al Maliki sembrerebbe vincere in nove province. "Se dovessi diventare primo ministro il mio governo avrà buone relazioni con tutti i Paesi vicini", ha commentato Iyad Allawi, ex primo ministro iracheno e in corsa per le elezioni nel Paese.
Buona l'affluenza "Il tasso di affluenza è del 62,4%", ha annunciato una responsabile della commissione elettorale, Hamdia Husseini, nel corso di una conferenza stampa a Baghad. Si tratta di un dato più basso in confronto alle prime elezioni legislative del 2005, dell’era dopo Saddam Hussein, quando la partecipazione alle urne toccò il 76%. Secondo fonti delle Nazioni Unite, i risultati preliminari non sarebbero invece disponibili prima del 18 marzo, mentre quelli definitivi non saranno noti prima della fine marzo e la formazione del nuovo esecutivo potrebbe rivelarsi un processo di mesi, nonostante la legislatura termini il 16 marzo e da allora l’esecutivo uscente non potrà che dedicarsi al disbrigo degli affari correnti.
I risultati delle elezioni Per i risultati preliminari delle consultazioni bisognerà attendere almeno due giorni. La lista del premier al Maliki, Stato della Legge, sostiene di essere in vantaggio a Baghdad e nel sud sciita. L’affermazione, che non è stato possibile verificare, sembra suffragata dai risultati preliminari, almeno nel sud. "La coalizione Stato della Legge è in vantaggio sulle altre liste a Baghdad e nelle altre province meridionali", ha detto Ali al Dabbagh, portavoce del governo e candidato per la lista. A sfidare Maliki, i suoi ex alleati sciiti che si sono uniti nell’Alleanza Nazionale Irachena (Ina). Il potente Consiglio Supremo Islamico iracheno (Isci), che ne fa parte, ha fatto sapere dopo i primi conteggi che Maliki e Ina sono sostanzialmente alla pari. Al terzo posto, scrive l’Isci sul suo sito, segue la lista dell’ex premier Iyad Allawi, laica e inter-religiosa, che gode del sostegno di molte persone appartenenti alla minoranza sunnita che guardano con sospetto al governo di Maliki, a guida sciita. Nel Kurdistan iracheno, un nuovo partito sfida l’Unione Patriottica del Kurdistan (Puk) del presidente Jalal Talabani, una delle due formazioni che dominano la politica della regione da decenni. Un buon risultato della lista riformista Goran potrebbe indebolire la posizione del Puk e del Partito Democratico del Kurdistan di Massoud Barzani nei colloqui per la formazione di una coalizione a Baghdad.
Allawi: "Serve una svolta" "Se dovessi diventare primo ministro il mio governo avrà buone relazioni con tutti i Paesi vicini", ha commentato Allawi in un'intervista a La Stampa. Secondo i primi dati, Allawi sarebbe in vantaggio nelle province a maggioranza sunnita e nei centri urbani. "Sono risultati che vanno oltre le nostre aspettative più ottimistiche - afferma - per questo sono fiducioso, anche se è ancora presto per arrivare a conclusioni sulla formazione del prossimo governo". In caso di vittoria, Allawi ha le idee chiare sulle relazioni con i Paesi confinanti e, in particolare, sull'Iran precisa: "sono i nostri vicini, popoli con cui vogliamo costruire ponti". Sul piano interno, se il risultato delle urne portasse ad un governo di coalizione, Allawi spiega che non avrà difficoltà ad allearsi con Al Maliki, "se serve - dice - lavorerò al suo fianco" e poi lancia un messaggio ai Paesi arabi: "il nuovo Iraq ha bisogno dei suoi vicini arabi e dei suoi fratelli arabi".
Quanto alle relazioni con gli Stati Uniti, Allawi riconosce che "hanno dato un contributo storico alla libertà dell'Iraq" e auspica che le future relazioni siano basate "sul rispetto reciproco e sull'aspirazione comune a preservare l'unità dello Stato iracheno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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