Irpef, contanti, pensioni E' una manovra liberale

Ha prevalso la destra o la sinistra, nella miscela del primo provvedimento di del governo Monti? Mi pare che la rispo­sta sia che ha prevalso la "destra". Ecco perché

Irpef, contanti, pensioni E' una manovra liberale
Ha prevalso la destra o la sinistra, nella miscela del primo provvedimento di del governo Monti? Se per destra si intende non la precedente coalizione fra Pdl e Lega Nord ma il centro de­­stra, nella sua anima liberale, in cui al centro c’è il mercato, in cui per pareggiare il bilancio si preferisce la riduzione delle spe­se all’aumento delle tasse e in cui la politica sociale e del lavoro è basata sul merito; e se e per sinistra si intende quella che abbia­mo in Italia, ancorata al sistema più tasse e più spese, al sindaca­lismo centralizzato, alle pensioni non fondate sul rapporto con i contribuiti versati e al­l’idea che la giustizia consista nel «far piangere i ceti medi», mi pare che la rispo­sta sia che ha prevalso la «destra».

Nel bilancio al passivo la «destra» ha es­senzialmente la fiscalità sugli immobili: prime, seconde e terze case e casette, edi­fici affittati e immobili propri usati dalle imprese. Ciò mediante il ritorno dell’Ici sulla prima casa (che anche Bossi invo­cò, per il federalismo fiscale) e un aumen­to delle rendite catastali diversificato se­condo le tipologie ( per ora sembra sia me­diamente del 40%). Il rincaro potrebbe valere 12 miliardi annui a regime, ma nel primo anno esso potrebbe dare solo 8 mi­­liardi, non essendo ancora pienamente operativo. Ma operazione serve, per la metà, per ridurre il carico fiscale delle im­prese sui costi del lavoro e sui profitti per circa 5 miliardi annui a regime. L’altra metà del gettito serve per ridurre il deficit del bilancio di 5 miliardi annui di media nel biennio 2012 e 2013 onde arrivare al pareggio nel 2013. Si è evitata la tassazio­ne sui redditi sopra i 75 mila euro e la pa­trimoniale, in varie forme, richiesta dalla sinistra. Dunque occorrevano altri 10 mi­liardi per il biennio, che sono stati reperi­ti con il taglio di spese di cui la sinistra è gelosa tutrice. Le riduzioni di spese ri­guardano essenzialmente il settore socia­le, tramite la riforma dell’età pensionabi­le, che è graduale ma riferita tanto alle pensioni di anzianità, che alle pensioni delle donne, quindi è integrale e struttu­rale e tramite il blocco della scala mobile sulle pensioni nonché tramite un tagliet­to ai trasferimenti dello stato alle Regioni per la sanità.

La doppia operazione sulle pensioni è stata fatta motu proprio , con metodi deci­sionisti, che ricordano Craxi e Marchion­ne, senza ascoltare la quadrimurti sinda­cale composta dai tre sindacati nazionali classici più uno nuovo. Al «tavolo» che non c’è stato,la Camusso avrebbe di cer­to chiesto la tassazione patrimoniale o la tassazione dei redditi alti, quelli dei co­siddetti ricchi da 75 mila euro annui in su.Che invece non c’è stata.E il Pd ha do­vuto ingoiare sia la riforma delle pensio­ni, sia il blocco della scala mobile sulle pensioni, sia il no a una richiesta che con­divideva con vasti ambienti dirigisti, cioè quella della cosiddetta «tracciabilità» delle spese private al di sopra dei 300 eu­ro. Ma uno stato che impone questa nor­ma dà la sensazione di essere la Grecia, che cerca di evitare la fuga dai depositi bancari. Così il governo ha scelto la rego­la del mercato libero e sotto i mille ero si può usare il contante. Ci sono anche tre altre misure di liberalizzazione significa­tive: apertura dei negozi, anche la dome­nica; concorrenza dei privati nei servizi di trasporto; dismissione di immobili pubblici mediante acquisto da parte di fondi immobiliari privati.

Nel complesso ha prevalso la logica del mercato, sostenuta dal

centrodestra. E non è ancora finita per Camusso e Ber­sani. Alla sinistra rimane solo la soddisfa­zione di non avere più Berlusconi come premier. Così per non volere il «poliziot­to buono», si è trovata il «poliziotto catti­vo».

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