Per cercare di capire le motivazioni profonde della decisione presa dalle autorità egiziane di non permettere le donazioni di organi fra persone di religione copta e quelle di religione musulmana, è indispensabile partire da molto lontano. E lontano soprattutto dalla mentalità occidentale che ha in pratica quasi del tutto annullato il confine fra percezione sacra della vita, degli uomini, del mondo, di Dio, e percezione laica, ossia immediata, concreta, razionale, utile. Sono le religioni, ogni religione, ad aver dato un significato vivo alla morte, considerandola come un momento di passaggio a una vita più vera, quella del dopo la morte, dellaldilà divino, della conoscenza e dellamore con Dio, dellamore perfetto con gli altri uomini.
Nel cristianesimo, poi, più che in tutte le altre religioni, questa vita damore nellaldilà è diventata la speranza e la consolazione più forte per tutta la solitudine, i dolori, le sofferenze, le angosce, che accompagnano ogni individuo sulla terra perché è fondata sulla fede nella resurrezione del corpo e nel ritrovamento nellaldilà di tutti coloro che ci sono stati cari. Nessuna religione è vicina ai bisogni più profondi delluomo quanto il cristianesimo proprio perché ha assunto il corpo insieme allo spirito; e ha reso possibile a chi crede la santificazione del corpo già durante la vita come hanno sempre affermato gli asceti, i mistici, gli innamorati di Gesù, i primi martiri che in carcere appoggiavano leucarestia sul corpo di uno dei prigionieri considerandolo un altare. E cosa dire del culto delle reliquie? Le reliquie non sono forse parti del corpo di un Santo? Ma nel cristianesimo tutti i morti nella fede sono santi.
Dunque per capire la questione posta in Egitto dal divieto delle donazioni di organi fra uomini di diversa religione, bisogna per prima cosa riflettere sullimportanza e la sacralità del corpo di un credente. Lidea della totale uguaglianza diffusa oggi in Occidente costringe a superare qualsiasi confine fra gli uomini e senza dubbio questo appare come un ideale, un valore bellissimo, ma si tratta di un ideale, di un valore metafisico che bisogna stare attenti a non forzare sul piano del concreto proprio per non porre un abisso fra la sensibilità laica e quella religiosa. È tipico delle religioni stabilire differenze in quanto soltanto con la percezione di una differenza, di uno stacco, di un confine si riesce, con i sensi limitati di cui sono dotati gli uomini, a intuire il sacro, a credere nel sacro, a temerlo, a rispettarlo.
Tutti i tabù che si ritrovano fra le popolazioni del mondo nascono come isolamento dal sacro e al tempo stesso come difesa e come rispetto del sacro. Il divieto di mangiare determinati cibi o bevande è già frutto del timore di contaminazione, così come il divieto di toccare la donna mestruata e in generale tutto quello che ha a che fare con il sangue. Se da noi è permesso ai musulmani e agli ebrei di macellare gli animali in modo che le carni siano del tutto prive di sangue, se i defunti sono seppelliti in terreni separati, non dovrebbe stupirci neanche il bisogno di separatezza di ciò che lindividuo possiede di più proprio: il suo corpo.
Forse questa occasione può essere utile per riflettere, senza reazioni immediate di rifiuto, su ciò che sta accadendo in Occidente, al fine di capovolgere la prospettiva con la quale siamo abituati a guardare agli avvenimenti che ogni giorno mettono a dura prova la nostra coesistenza con tanti stranieri.
Ida Magli
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