da Roma
Nessuno ci avrebbe scommesso un euro stracciato. La «rugbymania» ha invaso l'Italia. Ci ha messo quasi ottantanni, da quando la Federazione, a ridosso del 1930, ha mosso i primi passi. Oggi il rugby è sport da copertina. Se da un lato aziende italiane si permettono il lusso di sponsorizzare gli All Blacks, dall'altra parte a «tirare» sono oggi anche le facce da duro dei nostri bravi ragazzi. Sono i visi segnati dalle battaglie vinte contro Scozia e Galles che hanno trasformato in cenerentola uno sport fino a qualche anno fa penalizzato dalla crisi di risultati. Oggi la Nazionale è vincente e Pierre Berbizier è il suo condottiero. Per l'ultima sfida di questo pomeriggio contro l'Irlanda (ore 14,30 diretta su La7), sono stati installati due maxi schermi a Milano (Piazza Duomo) e a Roma (Piazza del Popolo) per il rito collettivo che il rugby impone. Roba da non credere. Il Flaminio può contenere scarsi 24mila spettatori, pochi rispetto alla grande richiesta di biglietti piovuta sulla testa della Fir. In più è San Patrizio e dalla cattolica Irlanda, il ponte aereo con Roma (almeno 20 i charter previsti dallIsola verde) potrebbe far sbarcare oltre 17mila tifosi a due passi dal Vaticano. I pub della Capitale hanno anche rafforzato le scorte di birra. Chissà se basteranno... Perché la battaglia del Flaminio sarà soprattutto una festa. Una festa per gli azzurri che hanno tagliato lo storico traguardo delle due vittorie nel torneo più antico del mondo, entrando tra le prime otto del ranking mondiale e una festa per l'Irlanda che dopo aver vinto per il secondo anno di fila la «triplice corona» (il piatto d'argento assegnato alla britannica che batte tutte le altre) è ancora in corsa per sfilare il trofeo dalle mani della Francia. «Sarà una questione di motivazioni - spiega il capitano azzurro Marco Bortolami -. Sapremo solo in campo quali saranno le spinte che prevarranno. Lo scorso anno a Dublino siamo stati a un passo dalla vittoria. E non vedo come non possiamo ripeterci anche oggi». Non sono frasi fatte. Nel rugby, quelle non hanno cittadinanza. In campo si scende solo per la vittoria. Lo ha dimostrato il Galles che sabato scorso, sotto di 3 punti, ha provato fino all'ultimo a conquistare la posta piena, tradito solo dal fischio finale dell'arbitro inglese, con moglie gallese, Chris White. Il rugby è anche questo anche se gli infortuni di Canale, Castrogiovanni e Masi oltre alla stessa squalifica di Mauro Bergamasco qualche problema a Berbizier devono averlo lasciato. Di fronte alla coperta che resta corta, il coach di Saint Gaudens chiama Ezio Galon a vestire i panni del centro e a far coppia con Mirco Bergamasco. Affronteranno la coppia di centri meglio assortita di tutto il rugby continentale, quella formata da Gordon D'Arcy e Brian O'Driscoll.
Uno scontro da far venire la pelle d'oca. Torna in prima linea Salvatore Perugini con Troncon e Parisse, intoccabile cerniera dietro la mischia. Nelle fila dell'Irlanda non ci sarà Paul O'Connell e per la rimessa laterale azzurra è una buona notizia. Ma ha ragione Marco Bortolami quando sottolinea ancora che il gioco degli Irish è probabilmente quello più efficace e spettacolare di tutto il rugby europeo. Nel libro dei sogni diventati realtà è scritto anche che gli azzurri possono ancora vincere il torneo. In realtà l'Italia non ha niente da perdere. Ma deve prima onorare l'impegno per godersi, poi, una meritatissima festa. Dopo il terzo tempo, infatti, tutta la squadra in smoking d'ordinanza, andrà a Piazza del Popolo per l'abbraccio con i tifosi. «È un modo per ringraziare tutti quelli che ci hanno seguito in questo Sei Nazioni - dice Bortolami -. Glielo dobbiamo».
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