EdimburgoIl nostro medioevo passa per Murrayfield dove l'Italia del rugby vive uno dei peggiori momenti nella decennale storia del Sei Nazioni. La partita non la gioca e anche Sergio Parisse, l'unico a metterci un po' di cuore, finisce per scivolare nell'anonimato di una partita che la Scozia interpreta a senso unico. Lo può fare grazie agli omaggi di un'Italia che conferma, e anzi aggrava, tutti i limiti già messi in mostra contro Inghilterra e Irlanda. Agli highlanders non si poteva rendere la giornata più facile di così. Sei punizioni concesse nel solo primo tempo, un'infinità di palloni persi e passati agli avversari senza colpo ferire, una proposta offensiva che gli azzurri hanno evidentemente lasciato nel quartier generale della Borghesiana per arrivare ad un atteggiamento sul campo stucchevole, tra l'accademia e la passerella.
Davanti a 6000 tifosi che avrebbero ragione a pretendere dalla squadra il rimborso del biglietto e del viaggio, l'Italia naufraga. 26-6 il risultato finale, sesta sconfitta consecutiva, la terza nel torneo di questanno con la prospettiva di affrontare tra due settimane nell'ordine Galles e Francia. Come dire, fate spazio in bacheca perché il cucchiaio di legno è ormai roba nostra. Il presidente Dondi è chiaro sul da farsi: nessun processo sommario, Mallett non si tocca, ma a fine torneo si tireranno le somme. Il cittì è solo la punta dell'iceberg del fallimento. Radio spogliatoio fa capire che sono altri i problemi che un management naif fino ad ora non ha affrontato o risolto. È da lì che si deve ricominciare, ristabilendo gerarchie e affidando la cura dei dettagli a gente preparata. Altrimenti dalla crisi non si esce.
Prendiamo la difesa, per esempio. Le mete di questo Sei Nazioni hanno tutte qualcosa in comune, come buon ultima ha dimostrato la Scozia. Per non parlare poi della mischia che le nuove regole hanno finito per depotenziare senza che la squadra sia mai stata in grado di trovare le giuste contromisure. È in questi dettagli che si trova la ragione di un'Italia alla deriva, di un gruppo svuotato, incapace di giocare con la dovuta efficacia le occasioni che passano tra le mani. Alla Scozia diventa così tutto facile, la meta di Simon Danielli con la difesa azzurra che si apre come il burro, quella di Scott Gray nella ripresa che ci stende. Per gli azzurri il senso della sterilità sta nel drop di Parisse, unica soluzione che porta punti dopo un pomeriggio di inutile accademia. Poi il piede di McLean, altri tre punti per la statistica.
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