Joe Colombo, il designer che anticipò il futuro

La Triennale ricorda uno dei disegnatori più innovativi della sua generazione, scomparso a 41 anni nel 1971

Joe Colombo era un carattere intenso, nella vita e nella professione. E completamente immerso nel proprio tempo, tanto da identificare prima degli altri le porzioni di futuro che gli anni Sessanta offrivano. Queste sue prerogative lo portarono ad esser uno dei designer più innovativi della sua generazione. Inizia la carriera come pittore e ventunenne, nel 1951, aderisce al Movimento Nucleare con Enrico Baj, ma già nel 1954 progetta per la X Triennale di Milano un Television Shrine, struttura per guardare la tv in spazi esterni. E proprio la Triennale gli dedica la mostra «Joe Colombo: Inventing the future», coprodotta con il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania, e curata da Mateo Kreis e Ignazia Favata, storica collaboratrice di Colombo.
Colombo viene da una famiglia della buona borghesia milanese, e la sua vita ne riflette le origini. Sempre impeccabile, frequenta i jazz club dell’epoca, dove suona la batteria e mixa ottimi cocktail. Arreda con grande cura le sue case, in cui si fa poi fotografare per le riviste di design. Ama le auto veloci, lo sci, gli oggetti tecnologici, difende ecologia, psicologia ed ergonomica, intuisce prima di tutti che i media sarebbero diventati un elemento centrale del futuro. Dopo una breve esperienza professionale nell’azienda del padre, in cui si producevano cavi elettrici, la progettazione assorbe completamente la vita di Cesare Colombo, detto Joe per l’aria un po’ americana. In una delle molte testimonianze video che costellano il percorso della mostra, l’architetto Gae Aulenti racconta come l’urgenza di Colombo per il progetto fosse tale che perfino a New York, in taxi, lui continuasse a disegnare.
Colombo è stato un architetto/designer onnivoro. Ha progettato di tutto: auto, orologi, attacchi da sci, bicchieri, condizionatori. Ma la sua visione lo porta soprattutto a lavorare con i materiali contemporanei: plastica, fiberglass, perspex, resine, metallo, gomma. Ed ecco in mostra poltrone composte da grandi tubi in Pvc come la Tube Chair per Flexform, la poltrona Elda, la sedia Universale, la lampada Alogena, che troviamo sicuramente in molte case italiane ancora oggi, o la Poltroncina di elementi curvati per Kartell composta di soli tre pezzi assemblati, essenziale e tuttora di grande freschezza.
Per il visitatore di oggi la peculiarità della mostra sta nello scoprire come Colombo, scomparso nel 1971 a soli 41 anni, abbia sempre guardato avanti, puntando all’essenzialità in maniera ossessiva, e di come molti suoi lavori conservino una contemporaneità totale. Lo scopo del designer è rendere superflui gli arredi convenzionali e combinarli per produrre una nuova forma di «equipaggiamento» capace di offrire il massimo comfort e la massima funzionalità. Guardando Mini-Kitchen, disegnata per Boffi nel 1963, non sembra che siano passati 40 anni; il Sistema abitativo Box 1, del 1968, propone in soli 2,5x1,3 metri l’intero arredamento di una stanza, dal letto allo scaffale, dal guardaroba al comò allo scrittoio e perfino una piccola poltrona, versione superelegante di qualcosa che piacerebbe tanto al signor Ikea.

La mostra ospita anche una parziale ricostruzione di Visiona 1, arredamento sperimentale progettato in occasione della Fiera del Mobile di Colonia del 1969 per la Bayer, corredata da un video che illustra questo spettacolare interno.

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