Il killer di Jenny cambia carcere: vogliono ucciderlo

Oggi i funerali della giovane vittima e del bimbo che portava in grembo

Marino Smiderle

da Venezia

Urla e calci contro la porta del carcere di Venezia. Lucio Niero reagisce così alle minacce degli altri detenuti. Gliel’hanno giurata, si sa come vanno le cose in prigione. Tutti quelli qui dentro hanno commesso reati più o meno gravi, ma certe cose non le perdonano. Questo assassino spietato, quest’uomo che a Maerne dipingevano come un bonaccione, ha ammazzato a calci e pugni una ventenne con in grembo una creatura che sarebbe dovuta nascere tra un settimana. Dall’autopsia effettuata sul cadavere della povera Jennifer Zacconi sono poi emersi particolari raccapriccianti: oltre ai calci, ai pugni e forse alle badilate, la ventenne di Martellago è stata gettata nella fossa ancora viva. E l’uomo di cui si era innamorata, che la stava per rendere madre, le sarebbe saltato a piedi uniti sulla schiena, per finirla.
In carcere cose così non si perdonano a nessuno. Men che meno a un barista con la fama di innocuo Casanova di provincia come Niero, 34 anni, sposato, padre di due figli di 10 e 6 anni.
Dalla sua cella le sentiva benissimo le minacce per nulla velate dei nuovi «vicini». Alla prima occasione gliel’avrebbero fatta pagare. Senza bisogno di aspettare la sentenza del tribunale.
Ma gridava anche Niero, nel carcere di Santa Maria Maggiore. E prendeva a calci la porta, implorando di essere liberato. Dopo la conferma della custodia cautelare in carcere il gip Vincenzo Santoro ha deciso che Niero resti comunque dietro le sbarre ravvisando - secondo quanto si è appreso - il pericolo di fuga e la possibile reiterazione di reati gravi.
Nessun rimorso, nessun pentimento, da parte del killer di Jenny, solo l’ammissione di un raptus improvviso, un’anticipazione di quella che sarà la tesi difensiva al processo, dove tenterà di dimostrare l’incapacità di intendere e di volere al momento del delitto.
Del duplice delitto, checché ne dica la dottrina giuridica: il nome Hevan (così avrebbe dovuto chiamarsi il nascituro) non era ancora scritto sui libroni dell’anagrafe del comune di Martellago, ma quella cameretta preparata in ogni dettaglio dalla mamma Jenny e dalla nonna Anna Maria fa capire che tutti ormai lo stavano aspettando.
Intanto, per dare un’idea di quanto convincenti siano state le minacce dei detenuti di Venezia, ieri è stato autorizzato il trasferimento di Niero in un altro carcere. Non è stato comunicato quale ma si vocifera che possa trattarsi di quello di Verona.
Oggi, intanto, sarà il giorno del doloroso addio a Jenny e a Hevan. Nella chiesa parrocchiale di Martellago don Tarcisio Milani celebrerà i funerali. Ci sarà tutto il paese in chiesa.
Mentre un’altra famiglia distrutta piange. È quella dell’assassino. Anna Maria Giannone, la mamma di Jenny, ha avuto parole di comprensione per la moglie e per i genitori di Niero: «Non è colpa loro - ha detto -, so che stanno attraversando un momento terribile. Io sono loro vicina».
Lino Niero, 62 anni, il padre dell’assassino, è il più severo. «Non so se lo vedrò ancora - ha detto - e comunque non potrò mai perdonarlo».
E per cominciare si è rifiutato di cercargli un avvocato. Moglie e i figli, intanto, si sono trasferiti da parenti, nel Trevigiano. Il parroco di Maerne, don Giorgio, è andato nella loro casa per portare qualche parola di conforto.
«Non posso pensare che tutti noi saremo costretti a cambiare nome per causa di quel maledetto», ha gridato una cugina.
Eppure oggi di questa storiaccia parla l’Italia intera. Persino Fiorello ieri, durante la presentazione del nuovo cd «W Radio 2 2006» negli studio di via Asiago, ha fatto un preciso riferimento alla tragica fine di Jennifer.


«Altro che giustizia divina!», ha detto il popolare anchorman. «Se io fossi il padre di quella ragazza non mi darei pace fino a che lo Stato non mi assicurasse di tenerlo dentro a vita. E se dovesse uscire lo aspetterei fuori e gli direi: “Devi morire”».

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