Kosuth, concettuale e «poliglotta» che scrive sull’acqua

A San Lazzaro degli Armeni l’installazione luminosa «Il Linguaggio dell’Equilibrio»

da Venezia
Il campanile si staglia contro il cielo, e la scritta luminosa di neon giallo che circonda la cupola pare esser lì da sempre. Strani segni, evocativi di mondi lontani e invece ancora attuali. San Lazzaro degli Armeni, tre ettari di verde nella laguna di Venezia, è un luogo speciale. La pace dei monaci contagia il visitatore, e ha ispirato il lavoro di Joseph Kosuth «Il Linguaggio dell’Equilibrio», evento collaterale della 52ª Biennale di Venezia.
L’artista americano ha scelto il giallo per la carica simbolica attribuita a questo colore all’epoca della fondazione del monastero come significato di «virtù, intelletto, considerazione e maestà». I monaci armeni abitano l’isola dal 1717, quando la Serenissima la donò all’abate Mekhitar e ai suoi diciassette monaci fuggiti dalla persecuzione turca a Istanbul. L’isola è uno dei primi centri di cultura armena del mondo, tanto che, accanto a una biblioteca di oltre 140mila volumi, è stata attiva fino al 1993 una stamperia in grado di pubblicare testi in trentasei lingue, rendendo l’isola di San Lazzaro punto di riferimento mondiale per le culture orientali. E l’opera di Kosuth si avvale di parole delle lingue armena, italiana e inglese. Le scritte sono integrate in quattro diversi luoghi dell’isola: il muro perimetrale, il promontorio che si sporge sull’acqua, il campanile e l’antico museo della scienza.
La ricerca artistica di Kosuth da decenni riflette sul linguaggio e sulle strategie di appropriazione, e qui a San Lazzaro ci porta ad osservare la parola «acqua», come racconta l’artista, «tracciando le origini di questa parola e i suoi legami tra le varie lingue. Ho scelto “acqua” per le relazioni storiche tra l’acqua e Venezia, per l’ubiquità dell’acqua, e anche per l’aspetto simbolico del ruolo che l’acqua ha nel mondo contemporaneo, con le molteplici implicazioni, ecologiche o politiche che siano, e inoltre la ricerca della definizione è all’origine del mio processo di lavoro».
Il risultato è acqua sull’acqua, un ricamo continuo attorno al muro perimetrale, mentre la facciata del museo della scienza declina il ruolo di questa parola nell’Haygazian Pararan, il dizionario armeno scritto dall’abate Mekhitar. La frase che corre attorno al campanile è di Lord Byron che soggiornò a San Lazzaro per studiare la lingua armena. Recita: «E io varcherò i flutti spumanti e andrò a chiedere una patria allo straniero», scritta da Byron quando lasciò l’Inghilterra. «Questa scritta - dice Kosuth - sarà permanente. E ben si lega con la storia e le vicende dell’isola. Tutta l’opera si confronta con la storia socioculturale dell’evoluzione del linguaggio stesso, indagando sul modo in cui la storia di una parola può rivelare i suoi legami con realtà culturali e sociali quantomai distinte e scollegate. Perché ho deciso di lavorare solo sugli esterni dell’isola? Una mappa si definisce anche per quel che esclude, come l’arte, del resto».
L’artista, che ha esplorato il ruolo del significato all’interno dell’arte, produce qui un lavoro intellettuale e molto poetico al tempo stesso. Le scritte sono visibili anche da lontano e brillano nella notte in laguna. «Il Linguaggio dell’Equilibrio» è un progetto di Art for The World, in collaborazione con Hangar Bicocca, Spazio d’Arte Contemporanea, Milano, per il quale l’artista sta progettando per il 2008 un’importante mostra personale ed è curato da Adelina von Fürstenberg.



LA MOSTRA
«Il Linguaggio dell’Equilibrio». Venezia, Monastero Mekhitarista, Isola di San Lazzaro degli Armeni. Dal 10 giugno al 21 novembre. Orari d’apertura del Monastero Mekhitarista: tutti i giorni dalle ore 15 alle 17.

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