L’altra Milano non sa più vincere «Ormai Roma ci sta surclassando»

Armani e Sparkling sono partite malissimo nel basket e nella pallavolo. Gamba: «Serve tempo»

da Milano

A Milano, non sanno più vincere nemmeno i nonni della pallanuoto. Cioè i veterani della Canottieri, protagonisti di un'avventura sportiva quasi emblematica. Avvocati, commercialisti, un medico, un giornalista, gente rimasta in piscina a sfidare i capelli grigi per diventare due volte campione d'Italia categoria over 40 in uno sport che in città, limitandosi ai giovani, sguazza nelle categorie minori. Ma quest'estate, dopo due titoli di fila, è andata male: solo quinto posto alle finali nazionali. È vero che Milano, in giugno, ha ospitato la final four di Eurolega alla Scarioni, ma è come consolarsi guardando un bel film. In acqua c'era la Pro Recco. E Recco è in Liguria.
Spegni le luci del Meazza, la Champions del Milan, lo scudetto dell'Inter e non trovi più nulla nel piazzale davanti allo stadio. Innanzitutto perché il palasport di San Siro, crollato per la nevicata del 1985, non è mai stato ricostruito e al Palalido ci sono squadre professionistiche di basket e volley che si contendono le ore di allenamento. La metropoli che sogna le Olimpiadi resta priva di una grande arena pubblica coperta; in estate ha applaudito un meeting di nuoto stellare, con la Manaudou e Magnini, ma grazie a un club privato e solo nel 2008 ritroverà la Notturna di atletica all'Arena. Dietro, però, c'è una crisi di risultati in una città molto costosa, dispersiva, esigente: il basket non può competere con l’élite internazionale, anche come budget, il volley fatica a mettere radici, l'hockey ghiaccio riparte dai giovani, il rugby vive di ricordi in serie B. Sorride il baseball, ma solo perché è salito in A2. In un anno in cui ha persino rischiato lo sfratto dal campo.
«Qui devi vincere e divertire, altrimenti la gente va alla Scala. Nel basket Milano ha una tradizione fatta da 25 scudetti: pesa...». Il pensiero di Sandro Gamba, ex-giocatore dell'Olimpia e ct azzurro, per parlare dell'Armani Jeans, la malata eccellente, reduce da tre sconfitte di fila in campionato. Milano sta per tornare in Eurolega, è la sola buona eredità dei malumori della passata stagione, insieme alla conferma del talento di Danilo Gallinari, ma ora il figlio d'arte è infortunato e il nuovo coach, il macedone Zare Markovski, fatica a mandare in campo una squadra con uno spartito convincente, la faccia e le gambe di chi non vuole perdere mai, mani che non gettano, come ora, 18 palloni a partita. «Bisogna capire se quelli scelti sono gli uomini giusti e come si sta costruendo la squadra - prosegue Gamba -. Le abilità individuali ci sono ma io non vedo regole. Però Giorgio Armani ha un progetto, qualcosa che a Milano, negli ultimi dieci anni, si è apprezzato di rado. Bisogna dare a Markovski il tempo di risolvere l'attuale stato confusionale».
Ci vuole tempo, solo che in città è il motto più diffuso. Dopo 5 scudetti di seguito e l’ultima finale persa, i Vipers di hockey, in una serie A che resta un piccolo villaggio, hanno rivoluzionato l'organico, per necessità e per scelta. Hanno vinto una delle prime 6 gare di campionato. «Ma un ricambio era necessario - spiega il presidente Alvise di Canossa - e se lo sport “minore” milanese soffre è anche perché la città è indifferente, è difficile trovare sponsor e gli impianti sono inadeguati. Rispetto a Roma, Milano perde terreno, come nella cultura».
Già, Roma, dove il basket non brilla più dell'Olimpia ma il volley si è scatenato sul mercato. Sotto rete la Sparkling Milano è neopromossa in A1 uomini, l'Europea 92 gioca in A2 con le donne. Due società create da imprenditori non milanesi, attirati dalla metropoli, dove trovano luci delle vetrine e colpi bassi. Il club maschile non ha sponsor. Schiera un gruppo giovane, un talento come Martino (in prestito da Roma...), soffrirà ma può divertire. «Puntiamo a restare in A1», spiega Claudio Giovanardi, patron Sparkling, che cerca di coinvolgere il torinese Lapo Elkann come presidente, «collaborando con realtà dello sport di base che garantiscono pubblico anche senza vincere sempre».

Giovanardi è fra i promotori di un club che raccolga tutte le squadre dello sport extra-calcio milanese per presentarsi uniti davanti alle istituzioni. Sogna un'area multi-sportiva in città. È più pratico arrivare in finale con la Sparkling. E non è detto che basti: l'Asystel ci riuscì nel 2001 e due anni dopo emigrò a Piacenza. È dura, a Milano.

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