L’anestesista entra nello studio dell’implantologo

Felicita Donalisio

Ansia, fobie, diffidenze sono le più frequenti reazioni del paziente che entra nello studio dentistico. Quando poi il programma di cure che lo attende è costituito da interventi lunghi, complessi, fastidiosi o persino dolorosi, il suo stato di agitazione raggiunge il diapason. Sono certamente questi i motivi per cui in molti studi odontoiatrici sta facendo il proprio ingresso con successo una nuova figura di medico: l'anestesista. «La stretta collaborazione tra lo specialista che è abituato a gestire situazioni complesse in sala operatoria e l'odontoiatra porta nello studio di quest'ultimo notevoli vantaggi», dice il dottor Marco Ardigò, anestesista-rianimatore, professore a contratto presso la Scuola di specializzazione di Anestesiologia e Rianimazione dell'Università di Brescia. «Molte moderne procedure, soprattutto in implantologia, richiedono tempi di esecuzione sempre più lunghi e questo inevitabilmente comporta un incremento dei motivi di disagio per il paziente. Occorre quindi fornirgli un'assistenza che garantisca il suo benessere totale e questo oggi è possibile in uno studio odontoiatrico, grazie alla disponibilità di metodiche anestesiologiche efficaci, sicure, gradevoli e prevedibili che soltanto 5-8 anni fa non erano conosciute. Attraverso la somministrazione di farmaci ad effetto sedativo e analgesico, l'anestesista è in grado di assicurare gli effetti che di volta in volta si rendano necessari: rimozione dell'ansia e delle fobie, eliminazione del riflesso del vomito, realizzazione della condizione di amnesia, ossia incapacità di rievocare eventi che pure sono stati vissuti in piena consapevolezza, eliminazione delle varie componenti di dolore e fastidio intraoperatorio». Aggiunge il dottor Silvano Tramonte, odontoiatra (www.tramonte.com): «Questo assetto dell'équipe operatoria apporta un contributo utile e gradito a qualsiasi procedura odontoiatrica, ma è particolarmente prezioso per chi ha tra i propri pazienti una percentuale elevatissima di casi difficili, cioè di quelle persone che hanno la sfortuna di avere la cresta dell'osso mascellare o mandibolare troppo bassa o troppo stretta, rispetto alla norma. Questi pazienti sono costretti a sottoporsi a procedure operatorie complesse e di lunga durata, nel corso delle quali possono trarre grande beneficio dall'intervento dell'anestesista. Le persone edentule che sono affette da carenza ossea costituiscono un fenomeno di vaste dimensioni: il 30-40% di coloro che avrebbero bisogno di impianti fissi). Le condizioni delle loro creste ossee non consentono la riabilitazione con l'impiego degli impianti che vengono utilizzati nella maggior parte delle procedure implantologiche». La tecnica di incremento osseo più consigliata (anche se dolorosa e impegnativa) è il cosiddetto trapianto autologo, cioè il prelievo di un frammento di osso dall'anca o dalla teca cranica del paziente stesso e il suo contestuale innesto nell'area ossea da ispessire. Conclude il dottor Tramonte: «La sua efficacia, però, si limita all'osso mascellare, mentre funziona molto meno nell'osso mandibolare in quanto questo tende a riassorbire l'innesto e a ritornare al punto di partenza.

Vi sono comunque metodiche alternative, che eseguiamo da anni, che evitano al paziente di sottoporsi al trapianto: impiegano impianti d'ingombro ridotto e facilmente modellabili che possono essere inseriti in spessori ossei esigui e di forme irregolari. È in queste situazioni che la collaborazione tra anestesista e implantologo produce il massimo beneficio per il paziente».

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