Maria Vittoria Cascino
Il tempo di voltarsi. Di tenere la storia scostata dagli occhi per intuire. L'uomo politico sbozzato dalla creta. Basta appuntarsi i riferimenti. E poi incrociare i fatti. Cronaca a sciogliere. Lo fa il giornalista Rino Di Stefano in «Oltre l'orizzonte - Dal passato al futuro nell'avventura politica di Claudio Scajola», De Ferrari Editore, 286 pagine, 16 euro. La presentazione lunedì prossimo, ore 18, a Villa Spinola. Insieme allautore, personaggi come Piergiorgio Alberti, Giovanni Berneschi, Don Gianni Baget Bozzo, Bruno Orsini, Flavio Repetto, Giacomo Ronzitti e Davide Viziano. Moderatore sarà il giornalista Mario Paternostro.
Una figura istituzionale, un assetto politico ad alta frequenza, una Storia che pesa e il tempo reale. Di Stefano, caposervizio della redazione ligure de Il Giornale, cambia marcia. Discesa libera e apnea. Stimoli tanti scanditi su livelli di lettura plurimi. A rischio politichese. Scansato. Il piano sequenza decanta nel montaggio. Risultato: la biografia di Scajola è l'indice, il resto la magnifica avventura di ritorno. Di Stefano acchiappa tutti i fili. Li riannoda e dà corrente. Da - a Scajola. Oggi presidente del Copaco (Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti) e uomo chiave di Forza Italia. Già Ministro delle Attività produttive, dell'Attuazione del Programma e degli Interni. Sindaco di Imperia. A ritroso fino alla Democrazia Cristiana.
Troppo facile raccontarlo in ascesa. Troppo scontato applaudirlo negli intermezzi. C'è da grattare il sommerso. C'è da studiare il fenomeno Scajola per capire il progetto. Nulla è per caso. Nulla è calato dall'alto. Un anno e mezzo di lavoro, con Di Stefano ad annegare negli archivi, Scajola a sciogliere i nodi, e gli eventi a spostare il tiro. Un'eccellente prova d'equilibrio che apre scorci inattesi. Teoremi a dimostrarsi, quando i punti sono davanti agli occhi e serve un righello per scoprirne la geometria. Dal primo agosto del 1942, quando il treno si fermò alla stazione d'Imperia e dal predellino scese Ferdinando Scajola, padre di Claudio. Romano, cattolico, attivista della Fuci, apertamente critico verso il fascismo, si guadagna il confino ad Imperia come funzionario dell'Inps. Lo raggiungono la moglie, incinta di Maria Teresa, e i figli Alessandro e Maurizio. Sfollati a Costarainera, sarà Monsignor Tardini a far cercare Scajola per collaborare in clandestinità alla fondazione della Democrazia Cristiana in Liguria. Un dovere per Ferdinando, che sarà il primo segretario provinciale della Dc imperiese nel dopoguerra. Fino al 1954. Un'apertura mentale formidabile sui problemi sociali. Del luglio '45 la sua proposta di partecipazione agli utili delle imprese sostenendo che il salario non rappresentava la completa remunerazione della manodopera (negli Stati Uniti se ne parlerà solo negli anni '60). Questa la stoffa dell'uomo all'alba della Repubblica. Il 15 gennaio '48 nasce Claudio. La madrina di Battesimo è Maria Romana Catti De Gasperi, figlia dello statista. Padrino di Cresima gli fu Paolo Emilio Taviani, ministro e storico leader della Dc. Questa l'aria di casa Scajola.
Ferdinando è sindaco di Imperia nel '51. C'è il problema-acqua da risolvere. Ferdinando inizia il progetto, Claudio lo porterà a termine quarant'anni dopo. Binari etici e ideologici che diventano formazione. Ma il nuovo spaventa. Poi il pretesto per destituire Ferdinando dalla carica. La morte a soli 55 anni. «Non si fa politica con i sentimenti o con i risentimenti», Alessandro elabora le parole del padre vent'anni dopo, quando diventa sindaco a sua volta. Il gemellaggio con la città americana di Newport. Poi la carriera romana, deputato Dc nel '79. Oggi è vice presidente della Banca Carige.
Resta Claudio, il più giovane. Una grinta che sublima il vissuto intenso di un fare politica avvinghiato ad un'etica di vita ideale. Da subito. A 14 anni crea il Gruppo Studentesco, di ispirazione cattolica. Fino all'ingresso nel movimento giovanile della Dc. Le finestre sul '68 e la primavera di Praga. Dinamiche da romanzo. A buttare ossigeno sul racconto. Di Stefano smuove terra, segue le radici. Da cui non può prescindere l'affresco. Scajola studente-lavoratore a Giurisprudenza (solo da politico fatto la laurea). Scajola assunto all'Inadel. Il matrimonio con Maria Teresa Verda da cui nasceranno Pier Carlo e Lucia.
Nel '75 la prima grande sfida. È chiamato a presiedere l'ospedale di Costarainera. Totale degrado. Se la gioca qui il futuro ministro. Pochi anni, tanta determinazione e quel coraggio sull'oltre che ha ereditato dal padre. Pensare in grande. Scajola trasforma il vecchio sanatorio in un moderno ospedale specializzato nelle cure polmonari intensive. Le pareti dipinte d'azzurro e l'urgenza di respirare il nuovo. Presidente dell'Usl 3 Imperiese, al grido di «razionalizzazione» riconverte in utile gli sprechi. Fino a che la Dc lo candida sindaco nella sua città: «Quella sera piansi - ricorda Scajola - mi ero dato tanto da fare per rimettere le cose a posto e adesso, improvvisamente, dovevo lasciare tutto per fare il sindaco. Mi rendevo conto che non potevo dire di no. Quella strada mi era stata offerta spontaneamente. Forse era proprio la direzione che dovevo prendere». Accetta. È il 1982. «Lo ricordo già dotato di forte personalità, efficiente, molto lucido nell'analisi dei problemi e deciso, una volta trovata la soluzione, a perseguirla fino in fondo» racconta Paolo Calzia, segretario comunale di Imperia. Questione di Dna, affinato con l'esperienza. Visione dinamica della realtà economica, cadono i limiti, il ragionamento è proiezione. Come l'intuizione dell'olio d'oliva protagonista della Dieta Mediterranea. È pensiero laterale, l'altro occhio sulla provincia. Che destabilizza però rapporti consolidati. Di Stefano ci incastra il blitz della Guardia di Finanza al Casinò di Sanremo nell'83. All'epoca lo seguì da cronista. Oggi lo legge nei suoi risvolti anomali. Ping pong fra testo e contesto. Della giunta comunale sanremese restano a piede libero solo in tre. Ci finisce dentro paradossalmente anche Claudio Scajola. L'arresto e i settantuno giorni di detenzione a San Vittore. Di ritorno, rinuncerà alla carica di sindaco per ritirarsi a vita privata. «Solo quando tutto sarà chiarito potrò tornare a testa alta a fare politica. Non prima», confidò ad un amico. Nel '90 la sentenza che lo scagiona perché «il fatto non sussiste». Quando Scajola lo seppe «andò al cimitero, si inginocchiò sulla tomba del padre e pianse. Cinque anni d'inferno erano finiti».
Torna in campo con una forza rinnovata. A temprare quella determinazione che lo renderà protagonista in bianco e nero della politica italiana. Primo step la rielezione a sindaco di Imperia con un gioco di progetti che alzano la percezione della città. Ancora crisi in giunta. Ma l'Italia che cambia viaggia con un imprenditore, Silvio Berlusconi. I suoi «cacciatori di teste» chiederanno a Scajola di entrare in Forza Italia. Macchè. Ce lo vedi a tradire la Dc e i suoi elettori? Non gli sfugge però «quel progetto di trasformazione del sistema politico, istituzionale ed economico di tipo liberal-democratico proposto dall'imprenditore».
Nel '95 ancora elezioni a Imperia. Scajola non vince, ma stravince sul candidato di Forza Italia. Berlusconi lo chiama, «quella sera quando si salutarono, Scajola aveva la responsabilità di FI per Imperia. Alle politiche del '96 diventa deputato, con Berlusconi che gli chiede: «Mi organizzi Forza Italia?».
L'oggi parte da qui, dalla monumentale opera di trasformazione del «partito di plastica». C'era da coordinare la squadra, conciliare la democrazia interna col presidenzialismo e formare la nuova classe dirigente. Banco di prova l'appuntamento elettorale del 2000 e le politiche del 2001. Un successo deflagrante. Come gestirlo? «Equilibrando la forza dell'investitura diretta dei vari coordinatori con un forte controllo dal centro».
Forza Italia diventa il primo partito in 15 regioni. E Scajola è il nuovo ministro dell'Interno. Giusto in tempo per il G8 di Genova. Di Stefano è cronista fino fondo. Gli occhi a subirlo ieri, a ricostruirlo oggi. Pennellate in controcanto e un ministro passato ai raggi X. Gli errori di comunicazioni, le intenzioni, le follie, il boicottaggio dietro le quinte. Uno stordimento mondiale che s'amplifica con l'11 settembre. Ancora Scajola chiamato a ridisegnare la politica della sicurezza nazionale.
Poi l'assassinio di Marco Biagi, un capitolo lungo a chiarire le responsabilità della scorta negata. Fino al pranzo di Cipro e alla parola «dal sen fuggita» che il ministro pronunciò su Biagi in presenza di due giornalisti. L'effetto fu dirompente. Scajola si dimette nel luglio 2002. Ma Berlusconi non lo molla, lo vuole nel 2003 ministro per l'Attuazione del Programma di Governo. Da Scajola per raccontare l'operato del premier. Un pretesto avvincente che scopre punti fermi e prospettive. Dal rapporto di metà legislatura i 700.000 nuovi posti di lavoro, la diminuzione della pressione fiscale, l'avvio di grandi opere e 400 disegni di legge varati.
Di Stefano segue in quota l'andamento del partito fino alla flessione alle europee e regionali. Il centro destra annaspa e Berlusconi rivuole la centralità di Scajola. Nel 2005 lo nomina ministro delle Attività Produttive. E lui mette mano ai Codici delle Assicurazioni e del Consumo, rilancia il turismo, affronta la crisi industriale e apre al nucleare con la creazione di Ansaldo Nucleare. Fino alle politiche di quest'anno.
Una disamina attenta tra sondaggi, polemiche e fatti di cronaca a tastare l'emotività degli italiani. C'è il tempo che è già storia. Nell'intervista a chiusura del libro le domande cardine sull'economia italiana e sul futuro prossimo del centrodestra. Con i fatti che incalzano un intreccio in divenire. Con Scajola presidente del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi Segreti che riparte da Abu Omar-Sismi. Ecco la nuova stagione. Tra Copaco e rilancio della Casa delle Libertà.
«Oltre lOrizzonte - Dal passato al futuro nellavventura politica di Claudio Scajola di Rino Di Stefano (De Ferrari Editore, 2006) 287 pagine, 16 euro.
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