L’enciclopedia del pesce

Fabrizio Micheli

Si chiama Porto Maltese, ha aperto da pochi giorni ed è la prima «fish house» della Capitale. Un banco del pesce al centro del locale, dove fioriscono nel ghiaccio splendide creature marine, dai colori anche troppo perfetti. Si sceglie l’esemplare, lo si pesa (si paga a etto) e si fa cucinare in vari modi: al forno, in «sarcofago» di sale, alle verdure o alle erbe aromatiche, alla griglia di carbone, al cartoccio, al vapore con un filo di extravergine. La scelta è da Zingarelli del mare: c’è tutta la popolazione ittica in rigoroso ordine alfabetico, dall’Aragosta alla Triglia, passando per Cernie, Spigole, Tonni e... Pescecane. Il menù è ripartito in famiglie: il pescato del giorno, con una media di trenta esemplari, a prezzi abbordabili (Merluzzo 3,60, Cernia e Coda di Rospo 4 euro, Dentice e Spigola 5 all’etto. L’Aragosta è a 12 euro). Poi il settore molluschi, quello dei crostacei e i frutti di mare, con dentro davvero ogni cosa. Anche gli antipasti sono a peso, con misti di crudo, affumicati, cous cous di pesce. I primi: Paccheri al granchio (12 euro o a peso), ravioli nero di seppia, spaghetti con vongole e bottarga di muggine o all’astice. E c’è pure una solitaria bistecca.

Il locale è il primo a Roma di una catena che, udite udite, nasce in Montenegro e ha succursali in quasi tutta l’ex Urss. Vista la bontà della materia prima, i prezzi normali e l’originalità dell’idea, prefiguriamo un luminoso avvenire.

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