L’erede di Zarqawi promette vendetta

Roberto Fabbri

Mentre il successore di Zarqawi minaccia vendetta, quarantamila tra soldati statunitensi, di altri Paesi della coalizione e iracheni si accingono ad un’offensiva su larga scala contro la guerriglia. Teatro di quella che si annuncia come una resa dei conti con i gruppi terroristi non sarà il famigerato “triangolo della morte” né alcuna delle aree calde che punteggiano la mappa del’Irak stremato dalla barbarie di chi uccide nel nome di Allah o del deposto Saddam Hussein: sarà invece Bagdad, la capitale.
L’annuncio - ed è significativo - è stato dato da un alto ufficiale del ministero della Difesa iracheno. «L’operazione sarà guidata da uomini dell’intelligence e sarà diretta a colpire i covi del terrorismo - ha spiegato il generale Abdel Aziz Mohammed -. Saranno impiegati anche blindati per il trasporto truppe e carri armati. Ci siamo decisi a imporre l’ordine nelle zone dove c’è tensione e non esistono limiti di tempo per concludere questa operazione».
L’obiettivo sono dunque i «settori problematici» di Bagdad, con la speranza - una volta ristabilito il controllo del territorio - di affidarne la successiva gestione alla polizia irachena. Da oggi, nell’ambito del piano, scatteranno due nuove norme per gli abitanti della capitale: una divieto assoluto di portare armi (soprattutto le milizie sciite dispongono di cospicui arsenali) e l’inasprimento del coprifuoco notturno, già in vigore dalle 23 alle 6, e che ora comincerà alle 20.30. Oltre a questo, in città verrà bloccato il traffico di tutti i veicoli dalle 11 alle 15 del venerdì, in coincidenza con le preghiere della festività islamica: è questo in assoluto lo scorcio della settimana in cui vengono commessi più attentati, spesso con l’impiego di auto-bomba.
La guerriglia ha reagito proseguendo anche ieri, imperterrita, la propria sanguinosa azione sul terreno, mentre il successore di Abu Musab al-Zarqawi al vertice della branca irachena di Al Qaida ha minacciato ancor più feroci attentati contro quelli che definisce «i crociati». Ieri la città più colpita dalle violenze dei terroristi è stata Kirkuk, capoluogo a maggioranza etnica curda del distretto petrolifero settentrionale. Cinque auto-bomba, due delle quali guidate da un terrorista suicida, sono esplose in mattinata in diverse parti della città, provocando in tutto la morte di 18 persone. Ancora una volta è stata usata l’odiosa tecnica di far esplodere una seconda auto-bomba dopo l’arrivo dei soccorsi e dei militari iracheni e americani. Altri attentati mortali anche nelle città di Kerbala, Taji e Samarra ai quali va aggiunto l’assassinio di un ufficiale dell’esercito iracheno a Bagdad: il tragico totale è di 29 morti.
In questo contesto sanguinario si è fatta sentire anche la voce di Abu Hamza al-Muhajer, il quarantenne libico nominato successore di Zarqawi.

«Il giorno della vendetta è vicino - è stato scritto a suo nome su un sito web usato solitamente da estremisti islamici - e le torri della Zona Verde non proteggeranno i crociati: li schiacceremo». Quanto a Zarqawi, si legge ancora, «è stato ucciso per caso: gli americani non sapevano che fosse lì». Evidentemente le due bombe da 250 chili che hanno posto fine alla sua carriera sono state sganciate per caso.

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