Silvia Pedemonte
Lincipit per raccontare la sua storia non cè. O, meglio: ce ne sarebbero tanti, tutti diversi, tutti legati luno allaltro da un comun denominatore: la passione. Quella che non lascia scampo, che brucia dentro, e che è capace di trasformare i Viaggi (lontani dalla Riviera dei fiori) & i Miraggi (voler lavorare nel mondo della musica) in realtà. Bella ragazza ma chi lha detto che non si deve provare?/Ma chi lha detto che non si deve provare a provare?. Già, chi lha detto, se uno ha un sogno nel cassetto che di restare soffocato a vita non ci pensa neppure? E così dopo 23 anni lo spalanca, quel cassetto, firmando una cambiale in bianco con il destino. Ma chi lha detto che non si deve provare a provare? E allora corre, quel ragazzo nel frattempo diventato uomo, brucia tappe, accumula successi, trasforma in oro tutto ciò che tocca. Tanto il segreto, è sempre lo stesso, ti racconta. La passione.
Si potrebbe partire da questi e mille altri attacchi ancora, per far scivolare su un foglio la vita di Stefano Senardi, imperiese classe 1956 che da quei sogni di ragazzo ha costruito una carriera al vertice delle maggiori case discografiche internazionali (così, giusto con un elenco veloce: CGD, Warner, Polygram e letichetta Nun Entertainment fondata dallo stesso Senardi), con tanto di tappa nellevento di maggior audience della storia (il Live 8, di cui Senardi è stato direttore artistico per il palcoscenico italiano) e ripartenza verso una nuova sfida, quella Radio Fandango appena nata che già mette sul piatto, come progetti in corso dopera, tutta la musica di Gaber in Dvd, il terzo disco di Pacifico e il nuovo degli Otto Ohm, gli audiolibri e un sogno. «Una radio, diversa da tutte le altre. Curiosa di sperimentare, e non appiattita su playlist che altro non fanno che controllare e limitare il mercato. È questo, il sogno che culla la Domenico Procacci», affonda Senardi. Oppure. Oppure si può iniziare a metter a fuoco Stefano Senardi semplicemente così, lasciandosi trasportare da un flusso di immagini-canzoni-aneddoti-sentimenti che si rincorrono libere, in un tramonto che illumina di luce rosso-arancio la terrazza dellHotel Continental in quella Santa Margherita dove, a fine anni Settanta, tutto partì.
«Proprio qui Caterina Caselli e Piero Sugar, durante una convention, mi chiesero di andare a Milano a lavorare nella loro casa discografica, la CGD». Siamo negli anni 80: Senardi si fa cinque anni in CGD («Caterina Caselli che mi ha insegnato molto di quello che so adesso»); altri cinque anni da direttore del catalogo internazionale della Warner più tre da direttore generale della CGD acquistata nel frattempo dalla stessa Warner. Lancia, per primo al mondo, i Simply Red: «Pubblicai il loro album in Italia, con la Warner: la cosa buffa, è che ero convinto, anzi convintissimo che si trattasse di una cantante nera». Lavora con Madonna, Frank Sinatra, Eric Clapton, Tracy Chapman Matt Bianco e scopre gli Everithing But a Girl per la Warner; con i Litfiba di «El Diablo», Vanoni, Tozzi, il «rinato» Raf, vince Sanremo con i Pooh e fa trionfare mille artisti ancora per la CGD targata Warner. Poi, il cambio. «La Polygram mi fece unofferta, per diventare presidente. Io stavo bene, mi sentivo appagato e volevo restare dovero. Mia madre disse: per educazione, vai su a Londra a rifiutare. Andai, e tornai con il contratto in mano. Fino al giorno prima dovevo tenere testa a 35 cristiani. Da quel momento in poi, a 120». Nei suoi sette anni da presidente, la Polygram vive il boom, con una quota di mercato attorno al 30%. «Era una compagnia visionaria, intraprendente, e vicina agli artisti. Mi assomigliava molto, insomma». C.S.I, Carmen Consoli, Grignani, Subsonica, Modena City Ramblers: sono questi, alcuni dei nomi «allevati» e portati al successo da Senardi ai tempi della Polygram. Oltre al Jovanotti di «Penso Positivo» («stava diventando straordinariamente bravo e sempre più coerente e cosciente di quello che stava facendo»), lo Zucchero dei 5 milioni di copie allestero e il Battiato, de Limboscata e Gommalacca.
Ma il traguardo è solo un nuovo punto da cui partire, per Senardi, che da lì a poco fonda letichetta Nun Entertainment (in società con la tedesca Edel che, in seguito, la rileva, lasciando così quella Nunflowers produttrice del disco di Arigliano e, a settembre, del nuovo dei Simpy Red). Ora, per Senardi, è tempo di Radiofandango, il primo disco della nuova avventura quello di Pacifico.
Fra i pochi rimpianti, «il non essere riuscito a lavorare con De André. Eppure ho provato a convincerlo, tenacemente: gli avevo proposto di fare un disco con De Gregori, Fossati e Guccini. Mi ricordo che un pomeriggio, durante il compleanno di Dory Ghezzi, ero andato a casa loro, così, per proporglielo. Ero audace. E lo sono tuttora». Fra gli interrogativi, una «frecciata» alla «sua» Liguria: «Mi hanno recentemente chiesto perché non ho mai fatto niente ad Imperia. Gli ho risposto che, semplicemente, non me lo hanno mai chiesto. Sarei ben felice di fare qualcosa per la mia città. O per la mia regione». Perché vorrebbe tornare nella «sua» Imperia dove ha «la famiglia, gli amici, oltre a una collezione di 18.000 vinili che non mi sono mai sentito di trasportare nella mia abitazione a Milano, dove ho altrettanti cd, comprati per un piacere sottile di masochismo puro», quellImperia che adora come laltra città-riferimento: che non è Milano (dove vive da 26 anni) ma Modena (dove abita suo figlio).
Un occhio al passato, da «quel lavoro il venerdì e sabato, con un amico, in un negozio di dischi storico ad Imperia in cui consigliavamo ai ragazzi i dischi da comprare: quando cambiavano i nostri gusti, mutavano le tendenze musicali di Imperia» a quellannuncio sul Corriere della Sera in cui: «cercavano un ragazzo militesente, con auto propria, conoscenza lingua inglese e residenza a Bologna. Io non ero nessuno dei quattro e mi hanno preso lo stesso. Ho mentito un po, ma al colloquio ho spiegato che avrei comprato la macchina, che avrei imparato linglese e sarei andato ad abitare a Bologna. E così è stato. Per passione. E audacia». Poi, un desiderio per il futuro. «Produrre il disco di un artista importante. De Gregori, per esempio. Lui ha accettato, a Roma, durante il Live 8. Forse scherzava. Se non scherzava, quel disco glielo produco davvero». Bella ragazza ma chi lha detto che non si deve provare?/Ma chi lha detto che non si deve provare a provare?.
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